Era la ventina d’aprile. Io cercavo qualcosa.
Trovai il senso di unicità, complicità come se il ‘rosso’ lo vedessimo ‘rosso’ solo noi due e per gli altri fosse ‘blu’; il senso d’appartenenza, conoscenza come se lei fosse una mia mano, il senso d’eterna sorpresa come se quella mano, pur sempre identica, creasse sempre qualcosa di nuovo; l’insopportabile senso di delusione e rinuncia, di quando inevitabilmente vivendo cose dette e fatte da qualcun altro che non fosse lei sentivo di rinunciare a qualcosa, quel qualcosa che sapeva dire e fare solo lei. Trovai il senso di me. Trovai un poeta di gesti e parole le cui ‘risposte’ erano quelle giuste a tutte le ‘domande’ di tutte le mie esigenze. Trovai la sintonia mentale, la venerazione, l’incanto. La sincronia fisica, la vera eccitazione, la dipendenza.
La perfezione.
L’Amore.
Ed il gioco dell’addio.
-Emeteros-