Lisistrata, colei che scioglie gli eserciti, al MANN, regia di Nicola Laieta. Una versione napoletana che ben si presta all’opera di Aristofane
Articolo di Francesca Lomasto
In replica il 24 settembre, è andata in scena al MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Lisistrata – colei che scioglie gli eserciti è al MANN. Drammaturgia e regia di Nicola Laieta, in co-produzione con Associazione Trerrote – Teatro Ricerca Educazione e Laboratorio Territoriale delle Arti e dei Maestri di Strada, con il sostegno del Centro Giovanile Asterix di San Giovanni a Teduccio.
L’opera, una delle più famose del commediografo greco Aristofane, racconta la guerra del Peloponneso da un punto di vista particolare: quello delle donne ateniesi. Letteralmente Lisistrata viene dal greco lyō, sciogliere e stratós, esercito.
La commedia ha avuto nel tempo svariate riproduzioni in chiave moderna, come ad esempio Un trapezio per Lisistrata, di Garinei e Giovannini. Questo particolare rifacimento, invece, pare ispirato più a ‘O sciopero d’ ‘e mugliere di Gaetano di Maio. Una versione napoletana, dunque, che ben si presta al tipo di opera: un paese di cultura debilitato da molte guerre, delle donne combattive e unite, l’ironia e la risata per affrontare temi quanto mai gravi. I riferimenti al teatro classico sono molteplici, ad esempio spesso i giovani attori indossano una maschera, così com’era in origine nel teatro greco. Presenti sono anche i due semicori e il tipico kosmòs, unendo la narrazione a musiche e danze.
La scenografia, per opera di Peppe Cerillo è semplice e suggestiva, si basa sul mastodontico Toro Farnese del MANN sullo sfondo e un gioco di luci che riprende i vari momenti della trama. Fedeli e fiabeschi i costumi di Annalisa Ciaramenella che, uniti alle musiche di Francesco Di Cristoforo, riportano suggestivamente all’antica Grecia. Anche le coreografie di Ambra Marcozzi ricordano quelle che si possono supporre fossero quelle antiche, con un tocco di moderno e di napoletano. Unica pecca, la collocazione non permetteva a tutti di godere dello spettacolo.
Messa in scena nel 411 a.C., la commedia non potrebbe essere più attuale. Le donne ateniesi, stanche di vedere la decadenza derivante da una delle guerre più disastrose del mondo antico, decidono di porvi fine. Per riuscirvi, utilizzano i propri mezzi; promettono quindi di non giacere più con i propri compagni finché questi non avessero smesso di combattere. Il loro progetto, seguito poco dopo anche dalle donne spartane, riesce nel suo intento. Interessante non è tanto un presunto dato femminista, che in Aristofane è sempre affrontato in modo ironico e paradossale, quanto più il lato pacifista della commedia: una lunga guerra fratricida e senza scopo è fermata dall’unione di più persone in vista del bene comune.
[di Francesca Lomasto]