«Il corpo umano è il magazzino delle invenzioni, dove ci sono i modelli da cui è preso ogni suggerimento», scriveva Emerson, siamo noi il congegno più complesso e raffinato in assoluto, l’ancestrale opera d’arte di un certosino genio, tutto della nostra struttura fisica risponde ad un preciso progetto, la conformazione, lo sviluppo, la collocazione di ogni sistema, la relazione tra loro, il risultato, che conclude in un’armonia che sembra figlia dell’infinito. Se vedessimo un oggetto, di per sè immobile, sollevato dalla forza del pensiero, non considereremmo quella una magia? Eppure il nostro corpo lo fa di continuo, un’area dell’encefalo trasmette un messaggio ad una parte del fisico e quella si muove, ma non una volta, accade di continuo, e succede mentre il nostro corpo intanto compie, volontariamente o involontariamente, altre centinaia di attività.
Sono funzioni così complesse tanto da apparirci semplici, come ci sembrano tutte le cose fatte bene.
Così, le immagini radiografiche non sono da considerarsi opere d’arte? Lo sono per davvero per l’artista di strada londinese Shok Oner, meglio conosciuto come Shok-1.
X-Arcobaleno è la personale, conclusasi da poco, dello street artist, una genialità che durante il suo percorso artistico è stata gradita e condannata, ammirata e confiscata ma che ha indubbiamente conquistato Londra con i suoi enormi lavori, gigantesche ‘radiografie’, talvolta anche di strutture visibili solo al microscopio che risultano quindi essere incredibili ‘ingrandimenti’, realizzate con bombolette spray multicolore su base nera. Mani, braccia, ossa, neuroni, sistema nervoso, ma anche zanzare, moscerini, e zampe, code, tutto ai ‘raggi X’, anzi agli ‘X arcobaleno’, queste parti del corpo umano o animale sono rese singolarmente oppure disposte a creare temi, modelli, forme, i neuroni sembrano nebulosa, il sistema nervoso dei fuochi d’artificio, le ossa ricordano un cimitero d’artista, tante altre le particolari soluzioni presentate da Shok-1, come l’inserimento nelle ‘radiografie’ di oggetti, orologi ad esempio, portatori probabilmente dei messaggi del tempo.
[di Magdalena Sanges]