Presso le Scuderie del Quirinale, Roma, un’importante e rara occasione: fino al 31 agosto è possibile visitare gli straordinari capolavori di Frida Kahlo, provenienti da principali collezioni, raccolte, pubbliche, private, di Messico, Europa, Stati Uniti.
Frida Kahlo, un nome inseparabile dalla figura della sua persona: anticonformista, orgogliosa del suo aspetto androgino, vessillo della sua forte personalità rivoluzionaria, diceva di essere nata nel 1910 (mentre invece era nata nel 1907) perché si sentiva profondamente rappresentata dalla Rivoluzione messicana. Negli ultimi dieci anni è diventata una sorta di ‘star’, raggiungendo “una popolarità analoga a quella di Che Guevara”, asserisce Helga Prignitz Poda nel suo saggio.
Questa iconizzazione è senz’altro da spiegare tanto con la particolarissima vicenda biografica di Frida, quanto non di meno con la sua arte e con il peculiare fenomeno di interazione tra questi due mondi, “Il mio lavoro è consistito nell’eliminare tutto quanto non provenisse dalle pulsioni liriche interne che mi spingevano a dipingere”, spiegava l’artista messicana in una lettera all’amico compositore e direttore d’orchestra Carlos Chavez.
LA FRIDMANIA – Una persona dalle numerose sfumature, un’artista poliedrica ed ‘indipendente’, proprio grazie a questa sua assoluta complessità si è innescata col tempo una “Fridamania” dove ognuno ha messo in risalto un aspetto del suo essere: chi ha posto l’accento sulle sue vicende private costellate da numerosi amori, tutti con donne o uomini di genio e di carattere, con una costante, ovvero il matrimonio con l’artista Diego Rivera, non in ultimo il film tratto dalla biografia scritta da Hayden Herrera; chi ha trovato nelle dolorose esperienze di vittima predestinata la chiave con la quale accedere all’intero mondo dell’artista: i problemi di salute, come la malformazione congenita della colonna vertebrale, i numerosi interventi, la depressione, il clamoroso incidente su un autobus dove un’asta di metallo le trapassa il corpo e la costringe ad una lunga convalescenza, gli aborti, le separazioni con Rivera, l’infezione e l’amputazione della gamba destra, tutto spunto piuttosto di vita e d’arte; chi ‘studia’ il rapporto che ebbe con l’arte messicana, con le diverse personalità artistiche, con la storia sociale e culturale a lei contemporanea, e il modo in cui queste ‘influenze’ possano aver condizionato la sua arte, eppure Frida fu un’indipendente “Non avevo idea di fare pittura surrealista”, dichiarò ingenuamente alle idee di chi la inseriva in questa corrente, “Una surrealista non influenzata dagli sviluppi europei”, questa la definizione di Breton.
L’ARTE – Ad ogni modo si può affermare che Frida Kahlo sia una sorta di ‘surrealista’ di inclinazione “Nel 1940 acquistò due orologi di ceramica, nei quali la posizione delle lancette variava in misura minima a significare che le ore tra la separazione di Rivera, segnata da uno dei due orologi, e il nuovo matrimonio, indicato sull’altro orologio, erano ore perdute” (dal saggio di Helga Prignitz Poda); e che incarni il Surrealismo in quanto i suoi quadri non sono ciò che sembrano (e questo conduce ad uno stimolante errore in quanti li osservano), ella ha un innato ed ‘inedito’ talento di fare apparire le cose diverse da quelle che sono, a tal proposito si definiva una Gran Ocultadora, questa ‘caratteristica’ le serviva per rappresentare cose alludendone delle altre.
Non è evitabile, dunque, prescindere dalle sue vicende interiori per comprenderne le opere, come è inevitabile interpretarne i profondi messaggi dietro ai molteplici simbolismi dove spesso il realismo sfocia nel fantastico, nell’allegorico (con, ad esempio, la presenza delle farfalle, delle scimmie, delle corone di spine, dei fiori, di una colonna ionica spezzata come metafora della sua colonna vertebrale, e quant’altro).
Se ogni espressione artistica parte dall’ego di chi crea, Frida va oltre, dipingendo proprio quell’io, è difatti l’autoritratto la forma più caratteristica di Frida, qualora non dipinge se stessa, raffigura soggetti che le somigliano, “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che meglio conosco”, affermava, (forse il suo essere è talmente ricco di esperienze che non ha modo né bisogno di ispirarsi ad altro che non sia già in sé? ndr).
I viaggi nell’interiorità, genitori della sua arte, sono perfettamente rappresentati nel dipinto Le due Frida: un doppio autoritratto in cui due Frida sono sedute una accanto all’altra e si tengono per mano. Nato dopo l’esperienza della separazione da Diego Rivera, Le due Frida è il ritratto del dolore d’amore, la Frida di destra tiene nella mano sinistra un medaglione con l’immagine di Rivera che, collegato al cuore da un’arteria, è rappresentato come fonte di vita; la Frida di sinistra, quella che rappresenta la Frida che Diego abbandona, non ama più, tiene nella mano destra una pinza chirurgica con la quale tenta di arrestare la fuoriuscita di sangue dall’arteria collegata al cuore. I cuori di entrambe sono disegnati sopra ai vestiti con precisione anatomica, come fosse un riferimento iconografico al Sacro cuore di Gesù.
In questo quadro Frida fa rivivere la sua amica immaginaria, è proprio a lei che affida il ruolo di ‘curatrice’ per alimentare di sangue il suo cuore spezzato, “Dovevo avere sei anni quando vissi intensamente l’amicizia immaginaria con una bambina, sulla vetrata di quella che era allora la mia stanza, sopra uno dei primi vetri della finestra. Con il dito disegnavo una porta, da questa porta uscivo con l’immaginazione. Attraversavo tutta la pianura fino ad arrivare a una latteria che si chiamava PINZON, entravo dalla O di PINZON e mi ritrovato dentro la terra dove la mia amica immaginaria mi attendeva sempre. […] Quando tornavo dalla finestra entravo per la stessa porta disegnata sul vetro. Per quanto tempo ero rimasta con lei? Non so. Poteva essere un secondo o mille anni… io ero felice. Cancellavo la porta con la mano e scompariva […]”.
L’esposizione romana presenta più di cento capolavori dell’artista messicana, ed indaga in particolar modo il suo rapporto con i movimenti artistici dell’epoca, difatti molti dipinti sono affiancati da opere di artisti significativi, in un modo o in un altro, per la sua arte, come De Chirico. In mostra: il celebre Autoritratto con collana di spine e colibrì, Autoritratto con abito di velluto, una sezione di disegni, fotografie, video, il famoso corsetto in gesso che l’artista dipinse con una serie di simboli, e tantissimo altro.
A completare il percorso: uno speciale laboratorio per bambini che attraverso un originale approccio all’arte di Frida, stimola la creatività e la mente artistica.
[di Flavia Tartaglia]