Se gli occhi sono lo specchio dell’anima (un ‘detto’ che abbonda nella bocca di chiunque perché ci si possa lasciar stupire dal suo senso) allora gli occhi di un personaggio dipinto sono ‘lo specchio’ dei suoi contenuti; proprio come accade alle figure tipiche dell’arte metafisica, che raccontano qualcosa che va oltre ciò che vediamo, la loro essenza ‘invisibile’.
Amedeo Modigliani attraverso i suoi ritratti seppe raccontare alla perfezione l’anima racchiusa dalle forme, coloro che posavano per lui dissero che essere ritratti da Modigliani era come “farsi spogliare l’anima”, mentre i suoi celebri soggetti dal volto e collo allungati (peculiarità che l’artista derivò dal Primitivismo che si ispirava alle sculture africane e polinesiane) sono spesso raffigurati con occhi senza pupille, occhi come due semplici fessure che però si rivelano all’osservatore come un passaggio privilegiato da imboccare per giungere all’interiorità dei personaggi, o forse come ‘ponte’ per la propria.
“L’occhio dell’anima” è l’emblematico titolo della mostra dedicata all’artista livornese fruibile ancora fino al 18 luglio presso la Galleria AAC, Architettura Arte Contemporanea, di Brescia, un luogo “di eventi non di silenzi”, una sorta di “agorà contemporanea”. L’esposizione racconta la possibilità di trasmettere gli aspetti dell’anima attraverso gli occhi: occhi disegnati come semplici linee di contorno, tracce appena accennate, occhi ‘vuoti’ ma come fossero in attesa di poter dire di sé o di riempirsi di qualcosa, forse dell’anima di chi li osserva e che nell’osservarli possa scorgerne, capirne, svelarne l’essenza.
Undici i disegni in mostra, realizzati in serigrafia con telai a mano su carta in tiratura unica d’après (telaio distrutto a tiratura ultimata e l’edizione non più ristampata), ma non solo.
‘Anima e corpo’ potremmo dire, difatti tra quegli ‘sguardi’ non manca la celebre visione del ‘nudo’ studiato dall’artista con mente virginale, o la ‘materia’ (legno, metallo, stoffa, carta, vetro), oggetti posti in dialogo con l’ambientazione (dove le luci sono funzionali alle ombre e viceversa, sono una cosa sola), anzi essi stessi l’allestimento, ma ‘simbolici’ che trasmettono ciò che è oltre la materia, o il sapore della vita di Modigliani. Mentre un cordone continuo, un ipotetico filo conduttore, lega e collega tutto, come il segno dell’artista.
Una mostra essenziale ma che si stringe attorno ad un tema infinito, forse eccezionale, d’altronde ‘l’occhio’, talvolta spento, talvolta vispo, talvolta assente, talvolta eccitato, talvolta deluso, talvolta appagato, talvolta indifferente, talvolta pensante, altro non è che il vessillo dell’immensità interna, sede di tutto e della stessa creatività artistica.
Sarà per questo che uno sguardo è quanto di più ci affascina e al contempo ci fa paura, come tutte le cose immense, come «…la superficie piatta d’un oceano perfettamente calmo. Ci inquieta […] per tutto lo sconosciuto che si cela in quel fondo», rifletterebbe de Chirico.
[di Redazione]
Il Pensiero di Giovanni Postiglione: I vostri occhi quanto esprimono della vostra anima? Se un Modigliani ne disegnasse forma e contorno cosa sarebbe capace di tirar fuori del vostro io?