Si dice che la vita prima o poi metta tutti al proprio posto. Ebbene, tutto è iniziato quando ho avuto un problema con gli spazi. ‘Non ci stavo’. Sono stata in… menti troppo povere per incastrarsi alla mia, cuori troppo piccoli per contenere il mio, una casa che non mi somiglia e piena di cose che intralciano e restringono il passaggio, una città bella, certo, con angolini impareggiabili e il mare, ma quant’è piccola!
L’ho ‘sentito’ ora, guardando in alto e non vedendo solo palazzi e le loro ombre lunghe per strada con i loro passi falsi, né l’asfissiante cappa dei brutti ricordi… ma vertigini, il cielo tutto, le strade immense che lasciano spazio a tutti gli orizzonti e alla danza acrobatica di tutta l’aria, i semafori infiniti con artisti di strada che non ti lavano i vetri ma intrattengono giocando con palline, nasi rossi, improvvisando spettacolini sincronizzati alla durata del rosso, e gli incroci che attraversarli è una traversata, l’acqua che divide in est ed ovest un intero centro ed unisce con i ponti più belli del mondo, un sole che ha la forza di 10 soli insieme, la luce che mi dice che tutto l’amore è possibile e quando me lo dice quella luce io lo so come quando avevo 12 anni, le file di alberi che accompagnano in qualsiasi direzione o meta, le piazze, santo cielo: le piazze!, che uno cammina in una strada qualsiasi, gira l’angolo e: spettacolo!, una piazza smisurata, elegante di statue e monumenti enormi quanto la storia, apre lo sguardo e forse spalanca un po’ anche la bocca e acuisce l’udito che mi sembra di sentire il sangue che mi scorre fino al cuore e le scossette di connessione neuronale.
Lo so… ho il gusto per l’immenso, sarà che ho bisogno di stare dentro qualcosa che mi somigli e mi contenga dunque protegga… tipo Roma, tipo te.