In queste ore ci sarà l’intervento da parte delle autorità competenti per ristabilire la pulizia del monumento.
Quella della Fontana di Monteoliveto sembra essere una storia di vandalismo destinata a ripetersi ogni sabato sera. Ma quest’ultima volta, oltre le tag, le dediche e i motti di una generazione a quanto pare non molto originale, c’è di grave in più la contaminazione dell’acqua con quella che sembra essere vernice spray di colore rosso. Scartando a priori ogni sorta di atto dimostrativo, resta l’incapacità di meravigliarsi per l’ennesimo atto vandalico commesso nel centro storico di Napoli (patrimonio mondiale dell’Unesco) ai danni di una fontana che, dopo cinque anni di lavori, fu terminata nel 1673.
Passino le bottiglie e le lattine che ormai, agli occhi di un turista, sembrano essere -più che incuria- un’istallazione d’arte contemporanea, ma l’acqua contaminata di vernice è una vera e propria esplosione che fa crollare il castello di aspettative creato in questi mesi dopo l’azione dell’associazione “Sii turista della tua città”, la quale si adoperò -con l’aiuto di personale specializzato- per ripulire il marmo della fontana.
In queste ore ci sarà l’intervento da parte delle autorità competenti per ristabilire la pulizia del monumento, ma non ci sarà nessun intervento per rianimare la coscienza critica di chi commette certe azioni. E non parliamo di una più che fine a se stessa caccia all’uomo. Trovare un colpevole non impedirà al corso degli eventi di imbattersi in un episodio simile tra una settimana.
Piazzetta Trinità Maggiore, casa della Fontana anche nota come “Del re piccolo” (Carlo II), è luogo di ritrovo per ragazzi sedicenni o poco più che maggiorenni. Senza colpevolizzare, senza voler denigrare l’individualità di chi ha commesso il gesto, ma semplicemente ipotizzando che il ‘colpevole’ sia un giovanissimo, viene da chiedersi chi è la vittima e chi veramente il colpevole.
[di Roberto De Rosa]
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