Le opere di Bach suonate e raccontate in modo magistrale e divertente da: Duo di Viole, Claudia Iorio e Antonino d’Esposito
Duo di Viole: Claudia Iorio e Antonino d’Esposito è il secondo appuntamento della rassegna Intra Musica promossa dall’Intra Moenia, caffè letterario di Piazza Bellini, Napoli. La kermesse, voluta e organizzata da Luciana Iossa e Viviana Ulisse, con la collaborazione della IAAM-Italian Association of Arts and Music, ha come tema principale la contaminazione. Quest’ultima deve avvenire sia nell’ambito musicale, abbattendo i muri che si ergono fra i vari generi, sia fra la musica classica e i non canonici luoghi d’esecuzione.
Claudia Iorio e Antonino d’Esposito eseguono varie suite di Bach e di uno dei figli (la famiglia Bach ha composto e suonato per molte generazioni N.d.R.). I due artisti introducono ogni pezzo con interessanti aneddoti, rendendo la fruizione più semplice e più divertente. Il tutto viene anche tradotto in inglese e in francese per il beneficio di alcuni avventori stranieri. Nell’intimo salottino interno del locale, l’esecuzione dei pezzi da parte di due viole (cosa alquanto rara), chiama i passanti all’interno. Quest’ultimi sono, infatti, attratti dalle arie internazionali e, in fondo, conosciute che vengono suonate.
Le opere di Bach, spogliate da qualsiasi messaggio e dedite al piacere del momento, ben si ricollegano alla tematica della serata precedente: Debussy e l’impressionismo. Afferma Iorio: «Pensiamo che Bach sia l’inizio di tutto. Nelle sue composizioni si trova anche del jazz, è emblematico di come possa essere ritenuto il padre di tutta la musica. Ci sembrava interessante tornare indietro anche per dare risalto allo strumento, la viola e per creare collegamenti poco prevedibili ma che funzionano!». Specifica ancora d’Esposito: «Le danze, essendo momenti, così come nell’impressionismo, sono a sé e trovano un discorso poi più ampio nella suite. Ogni danza ha un’origine, poi la maestria di Bach è nel dare un senso a tutto ma prese singolarmente sono estrapolabili».
I due violisti, i quali interpretano i pezzi con passione e dedizione, sono alla prima collaborazione come “duo”, mentre si erano trovati già precedentemente a suonare insieme in lavori orchestrali. Le suite da loro eseguite portano fuori dal tempo e vien solo voglia di ballare, quasi stupendosi di non aver una gonna da sollevare lievemente in un inchino o di non star invitando una fanciulla alla danza. Il rendersi conto che le emozioni suscitate non abbisognano di simili orpelli e possono invece esser vissute appieno nel presente dà la misura di quanto queste arie e le loro atmosfere siano immortali.
[di Francesca Lomasto]