A partire dai suoi disegni Andrea Bolognino mette in pratica il suo universo creativo
Articolo di Antonio Mastrogiacomo
Andrea Bolognino è un poliedrico artista napoletano che ha fatto della sperimentazione il suo credo. Manipola materiali diversi con le sue mani che non smettono mai di muoversi, di agitare e produrre immagini. Da sempre a contatto con il polimorfo campo di indagine della creatività, ad attrarlo fatalmente verso l’arte è stato un incessante bisogno di sperimentazione e produzione nell’ambito del visivo:
«Da piccolo ero un accanito lettore di fumetti. Da Pazienza a Liberatore fino a Marvel e DC comics. Quindi a 14 anni, durante gli del liceo, decisi di iscrivermi alla scuola italiana di Comix. Dopo aver concluso sia il liceo che la scuola di fumetto ero un po’ indeciso suquale percorso universitario intraprendere. Dopo un anno sabbatico – passato tra Miami e Napoli – ho scelto di iscrivermi al corso di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Lo frequento tutt’oggi anche se dall’inizio di quest’anno sono a Berlino per un erasmus», racconta.
La formazione culturale di Bolognino offre numerosi spunti per entrare in contatto con la contemporaneità. «Sebbene la lista dei riferimenti sia davvero lunghissima e in costante evoluzione, quelli cui ultimamente guardo di più sono Dieter Roth, Gianfranco Baruchello, Sergej Jensen. A ogni modo cerco di variare sempre riferimenti e trovo molto stimolante guardare a discipline che si allontano da quelle artistiche o umanistiche come la medicina, la biologia o l’astrologia. In effetti, la questione della forma che emerge a più riprese dalla frequentazione di queste ultime mi stuzzica non poco», continua Bolognino.
La metodologia operativa di Bolognino desta parecchio interesse per la grandissima capacità di spaziare registro, impiegando altresì materiali tanto diversi tra loro. «La base dei miei lavori – spiega – è sempre il disegno sia nella fase di studio che nel processo creativo. Da qualche anno a questa parte uso una stampante e principalmente lo scanner a cui questa è collegata, lavoro con materiali di qualsiasi tipo processandoli con software come photoshop o illustrator per poi integrarli con la pratica pittorica».
L’opera che Bolognino ha presentato nella collettiva a titolo Shen, mostra a cura di Mario Francesco Simeone presso la Galleria E23, presentava dei fossili di recente produzione che venivano disposti nello spazio come dei fori su una tela. Eppure le gallerie non sembrano risultare lo spazio unico di diffusione della sua iniziativa artistica: «sebbene di fatto il mio lavoro non abbia ancora trovato molto spazio, trovo altamente stimolante lavorare con le persone che mi stanno attorno, quindi in circuiti come quello della musica sperimentale. Per il futuro mi piacerebbe espandere la mia cerchia di relazioni e organizzare autonomamente eventi che spazino dal teatro alla pittura fino ad arrivare al cinema e alla musica di ricerca».
[Antonio Mastrogiacomo]