Il celebre successo di Accordi@disaccorsi, rassegna cinematografica campana di cinema all’aperto che ogni estate, nella splendida cornice del Parco del Poggio ai Colli Aminei, ripropone i film più significativi della stagione cinematografica appena trascorsa, si è rinnovato ancora una volta ieri sera con il trionfo di “Allacciate le cinture”, ultimo, ma non ultimo, capolavoro del regista turco Ferzan Ozpetek, il quale, dal debutto con “Il Bagno Turco”, passando per famosissimi titoli come “Le Fate ignoranti”, “La finestra di fronte”, “Mine vaganti”, e tantissimi altri che gli hanno attirato prestigiosi riconoscimenti, fino alla retrospettiva al MoMA appannaggio solo dei grandi artisti, o al romanzo “Rosso Istanbul” che, come preannuncia l’autore, ‘stravolgerà’ per trarne il suo prossimo film, ha dimostrato essere un inarrestabile ciclone di creatività.
«Siete meravigliosi, mi emozionate», dichiara il regista, ospite d’onore della serata al Parco del Poggio, al suo pubblico. Il Maestro, con la sua peculiare serietà ed ironia, elitaria eleganza e comune umiltà, al termine della proiezione ha incontrato i suoi spettatori raccontando aneddoti personali, artistici, rispondendo alle poliedriche domande del pubblico. «Il titolo del film “Allacciate le cinture” –racconta Ozpetek- nasce in aereo, mentre viaggiavo mi venne in mente la battuta di Bette Davis in “Eva contro Eva” che dice “Allacciate le cinture, stasera si balla, c’è aria di burrasca”, nella vita dei protagonisti del mio film arriva una ‘turbolenza’, da qui la simbolica necessità di ‘allacciare le cinture di sicurezza’».
Un film la cui trama si muove tra tematiche delicate ed intimissime come la malattia e l’amore, e il cambiamento, un cambiamento fisico dato dalla malattia, il regista ha fermato le riprese per un mese nel quale i suoi protagonisti hanno dovuto rispettivamente ingrassare e dimagrire vistosamente a tal proposito, ha segnato così, con i chili e non, ad esempio, con le rughe, il passaggio del tempo, un flash forward di 13 anni; o il cambiamento di un uomo, il protagonista maschile «Mi piaceva l’idea di un uomo ‘animale’ molto omofobo, maschilista, quando scopre la malattia di lei addirittura scappa perché ha paura, ma che poi torna, mi piaceva il cambiamento, mi emozionava un uomo che può essere pessimo e poi diventa meraviglioso, e Arca è stato perfetto per questa parte».
Nel corso della sua carriera, per la scelta di attori non propriamente appartenenti al mondo del cinema, come Luca Argentero, Ambra Angiolini o Francesco Arca, Ozpetek è stato spesso criticato e discusso dagli scettici ‘accusatori del luogo comune’, liberamente costretti però a ricredersi (sarà perché Ozpetek anche cimentandosi in qualcosa di ‘comune’ riesce a farlo come non lo fa nessuno! Ndr) «Mi innamoro sempre dei miei attori, li scelgo perché sono giusti per le parti che ho in mente, sono molto contento di loro, mi seguono molto bene», racconta l’innovativo ‘mecenate’, splendido anche il rapporto di complicità tra lui e il suo mondo «Amo la partecipazione tra me e gli spettatori che non sono solo ‘spettatori’ perché spesso ragioniamo allo stesso modo, mi dimostrano affetto e questo mi rende davvero felice, o tra me e i miei attori, a volte tutti insieme intorno ad un tavolo leggiamo le sceneggiature, senza recitarle, e le ‘riscriviamo’».
L’arte di Ozpetek fa la differenza, sarà per i temi trattati, sempre autentici senza ignoranti esclusioni, capaci dunque di essere complici di ogni vissuto, dall’amore platonico al passionale, da quello che non ha limiti d’età, di tempo, di nazionalità, di orientamento sessuale; per le atmosfere sempre cariche di intimità e poesia; per la capacità di esplorare l’uomo nei suoi lati più insondabili come se ogni individuo, anche quello apparentemente impersonale, comune, banale, avesse una storia profonda degna di essere raccontata; per l’equilibrato gioco tra commedia e dramma «Nei film mi piace ridere e piangere insieme, è una cosa che adoro nella vita, se nella vita riesci a piangere e ridere al contempo hai vinto!», racconta il regista; per il mondo interiore dell’autore, ‘laboratorio’ dei suoi grandi risultati «Io nei miei progetti mi commuovo, mi emoziono».
Come riprova di tanta stima e riconosciuto successo gli spalti strapieni fino alla chiusura della serata, «Questa presenza e attenzione del pubblico è piacevolissima», afferma Pizzimento, creatore di Accordi @ disaccordi.
La rassegna, ogni sera fino a settembre, con le sue proposte di film è un importante appuntamento per la movida estiva campana, che da quest’anno può godere di un ulteriore punto di riferimento: “Il Poggio”, un’accogliente salumeria-gastronomia di nuova apertura, sita in viale del Poggio 28, a pochi metri dal cinema all’aperto, che in pochi giorni, grazie alla gentilezza e professionalità dei gestori, alle gustose bontà proposte oltretutto a prezzi assolutamente concorrenziali, è già diventata un’ottima ‘tappa’ per tutti coloro che hanno voglia di rifocillarsi assaporando prodotti tipici campani, piatti freddi o caldi, dolci, bibite, aperitivi e tantissimo altro.
[Scritto per Periferiamo News]