La manifestazione, a cadenza annuale, richiama appassionati e turisti tra vicoli e piazze storiche della Puglia, accompagnandoli nella più grande passeggiata tra arte ed enogastronomia.
Si è concluso l’11 agosto l’evento salentino “Calici di stelle”, tenutosi a Lecce.
Nome più che appropriato, dato che la piazza di S’Oronzo per l’occasione è illuminata dallo scintillio dei calici distribuiti ai partecipanti, delle divise dei sommelier e degli occhi felici dei turisti.
La manifestazione, a cadenza annuale, richiama appassionati e turisti tra vicoli e piazze storiche della Puglia, accompagnandoli nella più grande passeggiata tra arte ed enogastronomia.
La location si presenta disseminata da diversi stand offrenti vino del luogo, in un connubio fra grandi classici e prodotti dei vitigni locali. Lo spirito è senz’altro il piacere enogastronomico, è possibile solo degustare e non acquistare i vini proposti.
Come per godere pienamente di un’opera d’arte bisogna innanzitutto lasciarsi prendere dalle sensazioni, per poi successivamente ricevere le informazioni tecniche, così anche per la degustazione del vino: dimenticate le faccende pratiche ed economiche, infatti, i partecipanti sono guidati in un percorso d’eccezione, quasi un viaggio ideale nei territori viti-vinicoli della regione, sorseggiando e analizzando i prodotti proposti sotto la sapiente guida del sommelier.
Non si vive di solo vino, non a caso all’evento sono presenti vari stand di prelibatezze salentine e non, il cui filo conduttore è l’amore per il buon cibo, sano e sempre più spesso attento all’ambiente.
Al centro di questo magico cerchio, tra un calice e l’altro, giovani artisti da ogni parte d’Italia sono presenti ad impreziosire l’atmosfera di svariati eventi tra cui giochi di prestigio, canti, danze e musica.
L’atmosfera da grande famiglia, unitasi a festeggiare l’estate, la vita e i piaceri genuini, culla anche chi viene da lontano, lasciando un ricordo indelebile del Salento: non soltanto “lo sole, lo mare e lo ientu” ma anche il buon gusto e la generosa accoglienza.
[di Francesca Lomasto]