L’uomo a volte spreca intere parti di sé dove non hanno la possibilità di essere notate, seguite, onorate, vissute, fino alla loro Estrema Capacità. E queste moriranno sconosciute, implose, invissute… o solo sprecate.
Ma spesso questo succede per scelta, perché far vivere tutte le sfumature di sé alla loro massima espressione significa che bisogna assicurarsi che quel contesto o quelle persone che ci permettono di vivere così, ci siano per sempre. Perché basta che vada storto qualcosa e noi che cosa ce ne facciamo di tutte le nostre ‘caratteristiche’ di cui oramai ne conosciamo le capacità, e soprattutto conosciamo come ci si sente quando trovano modo di esprimersi completamente e in un incastro totalizzante?
È come quando siamo tipi da Ferrari e guidiamo un’utilitaria.
Facciamo finta, facciamo finta di essere meno, di essere persone comuni, e di volere cose comuni, perché le persone comuni e le cose comuni si trovano dappertutto, perchè solo se non si è nessuno si può essere di chiunque. Che se pure ne perdessimo una, ne troveremmo un’altra uguale. E questo ci tranquillizza, sì. Ma ci uccide.
C’è bisogno di un’interazione completa, di far vivere al massimo ognuna delle proprie capacità. Perché questo è giusto. E se sembra faccia male, un giorno farà benissimo… come quando si è se stessi fino all’orlo. E invece… a volte riempiamo un bicchiere di capienza 300 ml con 100 ml di liquido, (perchè a volte vogliamo sentirci più leggeri), ma 200 ml di capienza muoiono… e uno di capienza 100 ml con 300 ml di liquido, (perchè a volte conviene perdere parti) ma 200 ml di liquidi vengono sprecati.