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Articolo di AMBRA BENVENUTO
Al giorno d’oggi è difficile scardinare la concezione della poesia come forma ‘superata’ o come qualcosa di statico. Melania Scarpa, giovanissima autrice salernitana, crede in questa forma espressiva e dimostra che è possibile scrivere poesie ed essere allo stesso tempo trascinante.
Camminando a ritroso nel tempo è il titolo della sua antologia di poesie pubblicata con la casa editrice Kairòs. Il testo è appunto un viaggio all’insegna della scoperta di quel mondo che si inizia a conoscere da soli, nel momento in cui si abbandona la sicurezza dell’infanzia e comincia l’affermazione di una propria identità, destinata ad acquisire fermezza nel tempo. Nella trama delle varie poesie sono intessute quelle domande che colpiscono soprattutto chi ha un certo tipo di sensibilità che non riesce a passare inosservato. Le tonalità che l’autrice riesce a far scorgere lasciano al lettore un sapore misto tra stupore e malinconia. Durante la lettura, infatti, si è portati ad uno stato contemplativo che può essere sereno o cupo ma con una conclusione certa: si è a contatto con qualcosa di forte, una vitalità speciale.
Il libro verrà presentato a Cava de’ Tirreni (Sa) il 28 Dicembre alle ore 17.45 al bar libreria RodaViva, in via Vincenzo Montefusco 3. Prossimamente verrà presentato per la seconda volta a Napoli, successivamente anche a Roma insieme alla casa editrice.
Come mai hai scelto come mezzo di espressione la forma poetica, ritenuta solitamente più difficile e meno in voga tra i nostri coetanei?
M.: “Difficile e meno in voga” perché viviamo in un secolo in cui le parole d’ordine sono rapidità e immediatezza. La poesia, al contrario, richiede riflessione, lentezza, silenzio. Credo che la poesia non sia tanto amata dai giovani anche perché la scuola non riesce a suscitare in loro la passione per i versi, ma, al contrario, in molti casi fa sì che essi li disprezzino. Gli insegnanti non dovrebbero presentare la poesia ai propri alunni come un’arida sequenza di parole da analizzare, ma dovrebbero fargli capire che la poesia parla anche di loro, che la poesia narra di sentimenti che sono universali e imperituri. Soprattutto, gli insegnanti dovrebbero far notare loro come, in fondo, un testo di una poesia non differisca molto dai testi dei cantautori e dai rapper che ascoltano. Infatti, la poesia, a dispetto di ciò che molti giovani pensano, è una forma espressiva molto, ma molto moderna. Se solo esistessero più insegnanti come il professor John Keating del celebre film “L’attimo fuggente” la poesia non sarebbe più un genere di “nicchia” fra i giovani, ma diverrebbe per loro una forma di comunicazione vitale per esternare i propri sentimenti, il migliore strumento attraverso il quale poter esprimere il proprio mondo interiore.Hai ricevuto tantissimi feedback positivi. Di solito lo scrittore è stereotipato come introverso e con un rapporto con il pubblico ambiguo. É davvero così? Come vivi il tuo rapporto con chi ti legge, dal vivo?
M.: Sicuramente quella di essere introversi è una caratteristica propria di quasi tutti gli scrittori sia perché la solitudine è l’ingrediente fondamentale della creatività, sia perché le persone introverse hanno una forte attitudine alla riflessione. Io credo che, nell’istante in cui si incomincia a scrivere, isolarsi dall’ ambiente circostante diventi un quid necessario per osservare, comprendere e, in successivo momento, trasfigurare la realtà. Naturalmente, quello di isolarsi, deve essere per lo scrittore o per la scrittrice uno strumento finalizzato unicamente alla realizzazione delle proprie opere, non uno stile di vita. Quindi, a mio parere, esistono due categorie di scrittori/scrittrici: alla prima appartengono coloro che sono caratterialmente introversi e che hanno un rapporto molto ambiguo con il pubblico, alla seconda coloro che di per sé non sono introversi, ma che scelgono di esserlo quando scrivono, ossia si isolano dal mondo circostante unicamente per raggiungere uno scopo, ma non hanno alcuna difficoltà a rapportarsi con i lettori e amano interagire con il pubblico. Io personalmente credo di appartenere a quest’ultima categoria perché nel parlare con i miei lettori mi sento a mio agio e sono contenta nel vedere che mi pongono delle domande perché ciò significa che sono riuscita a non annoiarli, ma, al contrario, a stimolarli destando in loro interesse e curiosità.Qual è il segreto per scrivere cose che colpiscano, secondo te?
M.: Il segreto… quello di descrivere sentimenti, sensazioni ed emozioni universali che tutti hanno provato, provano o proveranno prima o poi nella propria esistenza, ed è soprattutto quello di immedesimarsi nel lettore per cercare di capire la descrizione di quali vicende, di quali sentimenti potrebbero suscitare in lui interesse e partecipazione emotiva. Solo quando un libro sarà riuscito a coinvolgere un lettore al punto tale che questi riuscirà ad udire i suoni, ad assaporare i cibi, ad essere inebriato dai profumi narrati e a provare le stesse paure e gioie descritte, lo scrittore potrà ritenersi tale.Una tua opinione generale sul rapporto tra i nostri coetanei e l’arte.
M.: Il rapporto tra i giovani e l’arte purtroppo si sta deteriorando sempre di più. Infatti, con il passare del tempo, i giovani che si dedicano all’ arte sono sempre di meno. In fondo, la creatività nasce dalla libertà, dal rifiuto di omologarsi, dal disporre di idee che siano diverse da quelle della massa, ma, dico io, se a scuola la maggior parte dei professori insegna il contrario, come potremo mai pretendere che i giovani affidano il proprio cuore all’ arte? Spesso nei giovani è forte il desiderio di fare arte, ma questo desiderio viene represso dalla paura di essere giudicati e considerati dai propri coetanei dei diversi e dei deboli. In realtà bisognerebbe far capire loro che gli artisti sono le persone più forti perché hanno il coraggio di mettere a nudo la propria anima e, soprattutto che è preferibile essere diversi che uguali agli altri. Inoltre bisognerebbe soprattutto evidenziare l’aspetto salvifico dell’arte. Non a caso, i giovani che si affidano all’arte lo fanno anche per evadere dal mondo esterno, per dissipare la solitudine e per affidare una parte del loro cuore a qualcosa che sanno non potrà mai tradirli. Quindi i giovani vedono l’arte come un’àncora di salvezza a cui aggrapparsi quando tutto sembra perduto, un punto di riferimento che può ricondurli sulla “dritta via” che avevano smarrito.Progetti.
M.: Dal 28 dicembre presenterò Camminando a ritroso nel tempo a Cava de’ Tirreni, Napoli, Roma. Sto continuando a scrivere poesie e presto uscirà la mia nuova silloge poetica. Inoltre sto lavorando anche alla stesura di un romanzo, ma per quello i tempi saranno certamente più lunghi a causa degli impegni universitari e musicali.
[di Ambra Benvenuto]