Alla scoperta di Chris Burden, il performance artist che ha testato la resistenza del proprio corpo nei modi più estremi
Christopher Lee Burden, noto ai più semplicemente come Chris Burden, è stato uno scultore e performance artist americano.
Chris Burden è celebre ancora oggi per le sue performance in cui egli testava la resistenza del proprio corpo in modo estremo.
Nato nel 1946, Burden ha conseguito il suo Bachelor of Arts al College di Pomona, specializzandosi in visual art, fisica e architettura. Successivamente, ha proseguito con il Master of Fine Arts all’Università della California.
Le sue prime performance sono avvenute nel 1971. Burden si è cimentato in un primo esperimento di resistenza chiudendosi in un armadietto di metallo per cinque giorni, dandosi pochissime possibilità di bere.
Trattare in questo modo il proprio corpo intendeva essere una metafora del quadro sociale dell’epoca, un nuovo modo di protestare.
La performance che ha reso celebre Burden è sempre datata 1971: in Shoot, Burden si faceva sparare in un braccio, rimanendo così ferito – sebbene mai gravemente.
Pochi anni dopo, nel 1973, è la volta di Ikarus. Performance aperta a un pubblico di soli tre spettatori, Ikarus consisteva nell’osservare l’artista circondato da lastre di cristallo che venivano ricoperte di benzina e poi incendiate. Solo quando il calore diventava insopportabile, Burden si decideva ad alzarsi e a distruggere le lastre.
1974, l’anno di Trans-Fixed. In questa performance, Chris Burden lasciava che i palmi delle sue mani venissero inchiodati al paraurti di un maggiolino Volkswagen, imitando la figura di Cristo. Successivamente, il motore della macchina andava ad alta velocità per un tempo di due minuti. L’intenzione di Burden era, in questo caso, quella di incarnare il ruolo del martire dell’epoca moderna e consumistica, rappresentata da una delle auto più in voga del momento.
Successivamente, Burden si è dedicato alle installazioni. Pur cambiato modalità di espressione, tutte le sue opere hanno continuato ad essere contraddistinte da messaggi sociali e politici.
[di Ambra Benvenuto]