Nel 1564 finiva la vita di Michelangelo Buonarroti, ma non il suo immenso genio artistico. Il 2014 conta e celebra 450 anni dalla sua scomparsa con una serie di mostre, eventi, iniziative, come ad esempio: a Firenze, fino al 18 maggio, la mostra Riconoscere Michelangelo testimonia la creatività dell’artista attraverso gli occhi della contemporaneità, l’esposizione consta di opere di artisti contemporanei che hanno fatto del Buonarroti la loro ispirazione; Michelangelo e il Novecento, fruibile sempre presso il capoluogo toscano, precisamente in Casa Buonarroti, sarà visitabile dal prossimo giugno fino ad ottobre; Arezzo ha in programma presso il Museo Casa Vasari un’interessante mostra su Michelangelo e il Vasari. Tantissime, insomma, ed altre ancora, le occasioni in onore.
Ad ogni modo, l’immaginario collettivo associa immediatamente l’imperituro maestro alle sue più celebri opere come il gruppo marmoreo la Pietà, la statua del David, la tavola Sagra Famiglia o Tondo Doni, gli affreschi della Cappella Sistina, tra i celeberrimi la Creazione di Adamo, il Giudizio Universale, o la mole dei progetti architettonici.
Eppure Michelangelo ha vissuto una produttiva ma triste esperienza meno nota ai più.
Era l’estate dell’assedio spagnolo alla Firenze Repubblicana di cui l’artista ne incarnava ormai lo spirito, temendo delle ripercussioni Buonarroti si nascose sotto la Sagrestia Nuova della basilica di San Lorenzo, in un ambiente di pochi metri quadri stretto e basso con solo una finestra sul mondo esterno, e decise di non lasciare più traccia di sé, né lettere né opere artistiche. Nel 1975, durante i lavori per la creazione di una nuova uscita del museo, furono rinvenute tracce di disegni realizzati a carboncino sulle pareti della Sagrestia. Fu l’allora direttore della Cappella ad intuire l’esclusività di quei disegni: erano di Michelangelo e se sono giunti fino a noi è stato grazie al tentativo dello stesso artista di nasconderli con della biacca che sorprendentemente li ha perfettamente conservati. Dunque Michelangelo non aveva mai smesso di esprimersi, dotato solo di pareti e carboncino ha continuato a disegnare. D’altronde il disegno era alla base di ogni attività artistica del Buonarroti, la sua giusta espressione per concretizzare le sue idee.
La ‘stanza segreta’ da sempre inaccessibile al pubblico per sicurezza, pur restando tale potrà svelare i suoi ‘graffiti’ michelangioleschi, oltre che un aspetto sconosciuto dell’artista solo ed impaurito, grazie a delle postazioni multimediali attraverso dei touchscreen collocate presso varie realtà: il Museo di Bargello, le Gallerie dell’Accademia, Casa Buonarroti, l’Opera di Santa Maria del Fiore, la Biblioteca Medicea Laurenziana, Palazzo Vecchio, la Basilica di Santa Croce, la Basilica di San Lorenzo.
Tra i disegni di Michelangelo: una sorta di autoritratto allusivo alla sua condizione di ‘prigionia’ in quella stanza, la testa di Laocoonte, i corpi della Sistina, ricordi e ripensamenti sul David e tanto altro.