NAPOLI – Siamo in Piazza Bellini, precisamente nei pressi di quel patrimonio artistico a cielo aperto rappresentato dalle mura greche dell’antica Neapolis, quando una ragazza pone una ruvida domanda all’amica “Addò aggia ittà chistu bicchier?” (dove devo buttare questo bicchiere?) ricevendo come risposta un “Cà ddint, aro’ stanno chesti pret!” (Qui dentro, dove sono queste pietre).
Di fronte all’ingresso del PAN, celebre museo Palazzo delle Arti di Napoli, una signora si improvvisa guida turistica esclamando a sua figlia, “Chistu palazz si chiamm comm ‘o ppan!” (Questo palazzo si chiama come “il pane”!).
Mentre una giovane donna intenta a scoprire il tradimento della persona amata si rifiuta di leggere le lettere inviate all’altra donna asserendo un “Maronna mia, tutta chesta robba scritta? Io nun aggià maje letto nu’ libro in vita mia, avessa accummincià propr mò?” (Santo cielo, dovrei leggere queste lettere così lunghe? Io non ho mai letto un libro in vita mia, non vorrei iniziare proprio adesso!)
Tutto questo e tantissimo altro, se da un lato strappa un sorriso, dall’altro lascia indignati. Tanta parte del popolo napoletano non si sente rappresentato dalla superficialità, dalla volgarità, dall’ignoranza che purtroppo, come tutte le cose più frivole, tendono ad essere di più comodo attecchimento alla realtà.
A questo principio del “tutta l’erba un fascio”, dei giovani napoletani reagiscono dichiarando il loro personale “No ai cuozzi, le vrenzole, e i napoletani anti-Napoli”, usando un mezzo d’espressione contemporaneo ed accessibile a tutti: difatti questo pensiero diventa il titolo di una pagina facebook. «L’idea della mia pagina è semplicemente partita da uno stato d’animo di profondo rammarico e profonda stanchezza, dovuti all’amara constatazione che Napoli fosse diventata il nome per eccellenza da associare all’inciviltà. Guardando attentamente però, mi accorsi che questa inciviltà riguardava solo una parte della popolazione; il problema che sorse subito dopo fu: come dare voce a tutta quella gente che rappresenta la ‘vera Napoli’? Capii che il problema era la moda. L’illegalità, l’atteggiamento criminale, per certe persone (di tutto il mondo) è enormemente attraente, c’era bisogno dunque di un mezzo potente che potesse contrastare questa mentalità, che potesse parlare lo stesso linguaggio loro, e non, come spesso si usa fare nelle campagne di sensibilizzazione, dire di non fare una cosa senza mostrare quanto più bello possa essere vivere in un modo diverso», racconta l’ideatore ed amministratore della suddetta pagina.
Tra fotografie, immagini, stati, note, slogan e tant’altro, dall’originale pagina si potrebbe evincere una profonda analisi “antropologica”, velata di ilare sarcasmo, circa questa ‘specie’ umana di “Homo insapiens”… ma resta poco da scherzare se si pensa a quanto ciò rifletta tanta parte della realtà e alle conseguenze drammatiche dell’interazione di queste persone tra loro, che crea raggruppamento e supporto reciproco, o, peggio ancora, dell’interazione tra loro e chi non è come loro.
Un problema di cultura, quella ‘caratteristica’ che quando manca… manca la ‘mente’, e se manca la ‘mente’ manca tutto.
«Il problema culturale nasce dal fatto che la gente vede la cultura troppo lontana dal proprio mondo, viene vista come qualcosa di superfluo, un di più di cui si può fare a meno, perché in fondo essere ignoranti non ti impedisce di avere un bel macchinone, o una bella casa o altro. La gente si indebita per poter apparire, non importa se non puoi mangiare, l’importante è che tu abbia un televisore al plasma o un iPhone, e questo ha abbrutito l’individuo, nel mondo in generale. La gente non ha più fiducia nel prossimo, sono lontani i momenti in cui ci si aiutava nella miseria, il sentimento che prevale oggi, specialmente tra le persone di estrazione sociale più bassa, è l’invidia, adesso prevale ” ‘a gelusia” che tutti provano nei confronti di tutti», continua l’amministratore di “No ai cuozzi, le vrenzole, e i napoletani anti-Napoli”.
Nell’unione tra, o con, questo genere di persone «manca un pezzo importantissimo: la psicologia, il sentirsi attratti ben oltre la semplice fisicità, che può facilmente scattare tra due esseri umani, ai livelli di quell’inspiegabile magnetismo tra anime affini che si incontrano e sanno già di appartenersi», racconta Luca, un brillante ragazzo napoletano, assolutamente contro i “napoletani anti-Napoli”,
Nel ‘mirino’ della pagina anche programmi tv che hanno la colpa di «creare nuovi miti malati anziché distruggerli», tra i tanti anche “Il boss delle cerimonie”, che ha l’imprudenza di trasmettere una visione assolutamente negativa di una Napoli “non vera”, contribuendo solo ad affossare una città già in difficoltà nel ‘risollevarne’ l’immagine.
Una tra le meravigliose città d’arte e di cultura, dunque, desertificata dalla presenza di storpie realtà; in un reading letterario tenuto dal PD, Paolo Pisani riporta un dato sconcertante, pare che circa l’80% dei napoletani non legga, dunque l’80% della popolazione partenopea manca di qualcosa: come lo sviluppo cerebrale genitore di fattori indispensabili come la capacità critica, la capacità di giudizio, le associazioni mentali, la creatività; l’80% della popolazione partenopea si perde qualcosa: come la profonda consapevolezza della vita in ogni suo dettaglio, e di conseguenza l’incanto, la meraviglia, la capacità di sognare e far sognare. Eppure la loro ‘beatitudine’ è nel non sapere di non saperlo.
Già tantissimi i ‘like’ alla pagina “No ai cuozzi, le vrenzole, e i napoletani anti-Napoli”, mentre si moltiplicano sui social altre pagine, gruppi, comunità, mosse dalla medesima ideologia e tematica, tutte apprezzatissime, una salvifica e speranzosa inversione di tendenza?
Perché quando le scelte non hanno come base la genialità, il ‘filosofeggiare’, la ricchezza, la raffinatezza, l’eleganza intellettiva, non potranno mai essere scelte né brillanti, né giuste, né prospere, né per sé, né tantomeno per nessuno; ed il mondo non può più perdere ‘spazi giusti per forme giuste’, o essere “per tutti ma fondamentalmente per nessuno”, direbbe Nietzsche, dei ‘nessuno per chiunque’.
[di Redazione]