Con questa mostra di cerca di indagare quell’area vasta nella quale cibo e progetto – architettonico, urbanistico, artistico – si incontrano per contribuire insieme a definire lo spazio fisico e concettuale in cui viviamo.
Chi l’ha detto che il tema del cibo dev’essere affrontato solo all’Expo?
Le strutture di tutta Italia stanno prendendo la tematica più in voga dell’anno come spunto per riflettere su come il cibo sia stato interpretato e proposto più volte durante tutto il corso della storia dell’arte.
Dal 29 maggio è il turno del MAXXI (Roma), e lo sarà fino all’8 novembre, che propone “Food. Dal Cucchiaio al mondo”, la mostra consta di una cinquantina di opere realizzate non solo da artisti ma anche da architetti, fotografi e designer.
Pippo Ciorra, curatore della mostra, sostiene che:
“Con questa mostra il MAXXI si assegna il compito di esplorare in profondità, far esplodere le contraddizioni legate allo spazio del cibo, croce e delizia, glamour e miseria dell’umanità. Cerchiamo di farlo mettendo a confronto, senza filtri, le molte visioni del mondo e dello spazio del cibo, che si accompagnano a un tema che mette insieme profitto, moda e lusso con questioni di etica globale, biopolitica planetaria, emergenze sociali e umane che tolgono il respiro. Quella che presentiamo non è una mostra sul cibo né una rassegna su come il cibo abbia ‘ispirato’ architetti e artisti. Cerchiamo piuttosto di indagare quell’area vasta nella quale cibo e progetto – architettonico, urbanistico, artistico – si incontrano per contribuire insieme a definire lo spazio fisico e concettuale in cui viviamo”.
La mostra “Food. Dal cucchiaio al mondo” è articolata in sei sezioni: si parte dal Corpo, dove si indagano gli aspetti rituali e religiosi connessi al cibo, si prosegue con la Casa, esplorando cucine del passato e del futuro. In Strada viene trattato il ruolo sociale che ha il cibo, mentre in Città si sviscera la questione del rapporto tra città ed agricoltura. In Paesaggio sono messi in discussione tutti gli ambienti che hanno a che fare col cibo, come ad esempio le cantine, in Mondo vengono toccati temi del sociale che partono dai dati sulla popolazione urbana e rurale, sulla produzione e la denutrizione di molte popolazioni.
La mostra si apre con la Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso di Domenichino per poi proseguire nella camera giapponese utilizzata per il tè. Il percorso prosegue con la proiezione di performance degli anni ’70 come Pig Roast di Gorgon Matta-Clark. Non mancano pezzi di storia dell’architettura come i progetti delle città ideali di Le Corbusier, Wright e Gardella, né tantomeno le istallazioni, sempre sul tema del cibo, come Giant Mushroom di Holler.
[di Ambra Benvenuto]