Presso il centro di psicologia e psicoterapia ArmonicaMente, conferenza di presentazione sul tema delle artiterapie, condotto da Luca Castellano, con Lucia Molino, Valentina Lamberti, Stefania Goglia
“La psicologia e le arti hanno questo in comune: tanto le prima quanto le seconde coprono l’intero ambito della mente umana”, affermava Rudolf Arnheim. Unire e porre al servizio del benessere, della cura, dell’evoluzione personale e sociale il potenziale della psicologia e dell’arte è il mordente delle artiterapie.
Si è tenuto giovedì 30 novembre, presso il centro di psicologia e psicoterapia ArmonicaMente, di Salerno, la conferenza di presentazione sul tema delle artiterapie, condotto da Luca Castellano, con Lucia Molino, Valentina Lamberti, Stefania Goglia.
DALL’ARTE ALLA TRASFORMAZIONE – “Dall’arte alla trasformazione” è il titolo del laboratorio teorico esperienziale.
La comunicazione avviene attraverso un mix di due fattori: una piccola percentuale di linguaggio verbale, talvolta inaffidabile perché consapevole e quindi potenzialmente manipolabile nella sua forma espressiva ed una stragrande maggioranza di linguaggio non verbale e paraverbale, l’arte è lo strumento di questa maggioranza, il modo con il quale l’individuo è chiamato ad entrare in contatto con la propria interiorità, a sentire e portare attenzione a un disagio o ad un aspetto di benessere, ad un vissuto, per poi esprimerlo all’esterno.
Attraverso il “dare forma” si giunge alla consapevolezza e si rafforza il senso di identità «La consapevolezza è fondamentale, è ciò che trasforma tutto –spiega Luca Castellano, psicologo e psicoterapeuta, fondatore dell’Associazione Artiterapeutiche e del “corso triennale di formazioni per arteterapeuti” – se non c’è consapevolezza non c’è trasformazione e non c’è crescita».
Nel raccontare la proposta della scuola e dei corsi di formazione, Castellano pone attenzione anzitutto alla differenza tra artiterapie e artiterapeutiche, l’arte ha già di per sé, in sé, un potenziale terapeutico. Si riconosce attraverso il processo creativo dell’arte il concetto di “inconscio”, difatti la relazione tra arte e psicologia è stata fortemente influenzata da Freud, secondo Freud i veri scopritori dell’inconscio sarebbero stati gli artisti, i pittori in particolar modo, che con la loro arte sarebbero capaci di descrivere situazioni inconsce anche molto complesse. Non solo a Freud va il merito di aver riconosciuto all’arte un valore terapeutico, il potenziale terapeutico e trasformativo dell’arte è legato all’esperienza di personaggi illustri, alcuni dei quali: Jung, Steiner, o Adrian Hill che in Inghilterra quando, negli anni ’40, era ricoverato in ospedale a causa di una tubercolosi, si accorse del beneficio che traeva nel dipingere e propose al responsabile medico di estendere a tutti gli altri pazienti questa esperienza che ebbe un immediato riscontro positivo. «Se osserviamo l’arte dal punto di vista psicologico – spiega Castellano – possiamo pensare l’arte o l’opera d’arte come una rappresentazione, la rappresentazione dell’artista: l’artista si relaziona con il mondo, se lo rappresenta internamente, e tramite la sua opera lo rappresenta esternamente. Già qui vediamo come arte e psicologia siano intimamente connesse. Quando chiediamo ad una persona di utilizzare un linguaggio artistico, è come se gli chiedessimo di mettere in atto un processo di rappresentazione (dall’inconscio al conscio. NdR.) quindi di consapevolezza, quindi di riparazione, modulazione, modificazione di un vissuto. Nel momento in cui si completa questo processo lo si può riassorbire, aumentando la consapevolezza. Però c’è una differenza rispetto alla psicoterapia, la caratteristica delle artiterapie e delle artiterapeutiche è che in loro c’è un’attenzione alla bellezza, all’estetica, quindi questo processo ha una direzione che è il Bello. E questo cambia l’atmosfera».
Dunque il termine “terapia” nell’ambito dell’arteterapia non deve essere interpretato solo “in malattia” ma anche “in salute”, non solo come necessità di cura di una patologia, di una disfunzione o di un disagio più o meno grave, si può bensì intendere come “educazione” all’ascolto delle emozioni e può essere impiegata in contesti ampi. «C’è una grande bibliografia rispetto all’utilizzo delle artiterapie nella disabilità, nel disagio psicologico – racconta Castellano – L’arteterapia è uno degli strumenti più utilizzati nella riabilitazione, quindi autismo, sindrome di down, ritardo mentale, problematiche motorie, patologie psichiatriche, noi abbiamo tantissima casistica in questo senso. Ma io dico che la cosa più interessante è lavorare nel campo della “normalità”, lavorare con gli adulti, con i giovani, nelle scuole, mettere l’arte non soltanto al servizio della riabilitazione, perché equivarrebbe a “ridimensionarla”, l’arte è molto di più, ma dell’evoluzione della società, dell’evoluzione delle persone, del cambiamento . Noi abbiamo un’attenzione particolare alla “normalità”».
Michelangelo Buonarroti diceva “Tu vedi un blocco, pensa all’immagine. L’immagine è dentro, basta soltanto spogliarla. Io ho visto un angelo nel marmo ed ho scolpito fino a liberarlo”, questo è l’obiettivo: «Il nostro approccio essendo umanista è rivolto allo sviluppo del potenziale umano – continua Castellano – Noi abbiamo una grande fede nella parte sana della persona, il lavoro non è curare la persona, non è cambiare la persona, è mettere in condizione la persona che quel suo seme possa seguire il processo naturale di fioritura. Questa è la grande sfida: lavorare affinché le persone possano fiorire».
Speranze future? «Crescere, cambiare, partecipare al cambiamento sociale, essere promotori di salute, di una cultura e di un’educazione alla bellezza, al benessere».
LA SCUOLA – Il progetto “Artiterapeutiche” nasce quattro anni fa dall’unione di due realtà, una napoletana e una romana, che si occupavano già di arte, cultura, eventi e psicoterapia, e prende vita da quattro fondatori: Luca Castellano, Gianluca Taddei, Mariagrazia Cecchini, Marco Eminente. Il corso nasce con lo scopo non solo di promuovere la cultura delle artiterapeutiche ma anche con l’idea di proporre un corso di formazione per artiterapeuti. Il corso di formazione ha durata triennale ed è aperto a psicologi, medici, laureati ma anche artisti o a chi ha una predisposizione, una tensione, per l’arte. Il Corso è composto da una grande componente esperienziale e prevede, nei primi due anni, 256 ore di lezioni teoriche-esperienziali e 316 ore di laboratorio, sia quelli più artistici, come il laboratorio pittorico, di arti visive, plastiche, performative, teatro, musica, danza, sia quelli specificamente “arteterapeutici”, dove si presta maggiore attenzione all’aspetto terapeutico dell’arte e al lavoro personale degli studenti, fattore importante poiché non si può svolgere un lavoro di aiuto senza aver fatto un lavoro su se stessi. Le lezioni teoriche ed esperienziali sono articolate in weekend e incontri di laboratorio quindicinali. Se i primi due anni sono dedicati alla formazione dei contenuti e all’acquisizione di competenze, il terzo anno invece è dedicato al lavoro, saranno tenute 130 ore di supervisione e 250 ore di tirocinio, durante le quali gli allievi entreranno nel vivo del mondo del lavoro, la scuola è difatti in contatto con una grande rete di istituti ed enti che lavorano con utenza. Alla fine di ogni anno è previsto un workshop residenziale.
[di Flavia Tartaglia]
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