- Edipo e la sfinge
- fotografie della performance Lo Scorrevole
- Venere di cioccolato si scioglie nel mare
Idee, visioni, di un complesso mondo interiore espresso forse senza l’attenzione nel ‘comunicarlo’, come quelle forme ermetiche che appaiono paradossali, incomprensibili, il significato è da decifrare e spesso ha esiti molteplici a seconda dell’interiorità di ciascuno, eppure per i suoi autori hanno un senso ed una linearità ben precisa.
È tutto ciò che è sotteso all’arte di Vettor Pisani, indagata a fondo e per la prima volta nel modo più completo, da due città a lui molto care: Bari (sua città natale), e Napoli (che fa da cassa di risonanza a Ischia, città paterna). Ancora per qualche giorno del mese di marzo sarà possibile addentrarsi in Eroica/Antieroica, la retrospettiva sull’intricata ed intrinseca arte di Pisani, fruibile presso il museo Madre, Napoli, e in contemporanea presso il teatro Margherita, Bari.
Figlio di un capitano e di una ballerina di streap tease, come in nome dell’arte ama raccontare, Vettor Pisani ha un linguaggio in un certo sento ‘prolisso’, difatti nel riferire le sue idee si serve di svariate realtà e materiali, eppure ‘ermetico’ poiché la logica di fondo può risultare come un codice segreto.
Tutto è un dialogo improbabile, ma ottenuto, tra opposti: sacro e profano, mito e realtà, uomo e animale, divino e umano, crudeltà e purezza, vita e morte, amore e morte, passato e presente, significato e risignificazione e tanto altro. Così figure religiose come Cristo, la Madonna, gli angeli, le candele, sono affiancate da manichini, vedove, pianoforti, violini, ombrelli, tubi, guanti di gomma, che a loro volta diventano il ‘presente’ di un ‘passato’ fatto di labirinti, rimando al mito remoto di Teseo e il Minotauro, personificazione rispettivamente dell’apollineo e del dionisiaco, antiche storie come quella di Edipo e la sfinge (tema cui il Madre dedica un’intera stanza) quell’unico ‘eroe’ o ‘antieroe’ capace di dare la giusta risposta agli, altrimenti sanguinari, oracoli della sfinge. Ed ancora: un omaggio ad Ischia (cui è dedicata l’intera stanza ‘Isola Azzurra’ del Madre); la presenza degli animali (conigli, lumache, tartarughe, pesci rossi, piccioni e quant’altro, ognuno icona del proprio emblema). Altro aspetto costante è “l’arte critica, che colpisce l’arte servendosi dell’arte”, c’è difatti una ricorrente presenza ‘dell’arte degli altri’, che Pisani reinterpreta, ‘risignifica’, secondo le sue linee di pensiero.
Le ‘forme fisiche’ delle sue idee sono date impiegando svariati materiali ed assemblaggi: dal legno all’ottone, dalla cartapesta al plexiglas, dalla gomma al neon, e poi disegni, dipinti, collage, fotografie, tele a tecnica mista.
Particolare è, inoltre, la ricostruzione delle performance originali degli anni ’70, come Lo scorrevole, ed altre, riproposte nell’attuale mostra partenopea, testimoniate anche da fotografie. E mentre a Napoli Venere è un busto ‘di cioccolato’ sulla cui testa ‘pende un peso’, a Bari la dea, sulla cui nascita aleggiano numerose ipotesi, muore invece in un sol modo: ‘sciogliendosi nel mare’, come ‘fonduta’… di cioccolato.
Se, dunque, la bellezza è effimera, le messe in scena, il ‘teatro’ di Vettor Pisani lasciano l’interrogativo sul senso di quell’evidente bellezza complessa ed impegnata, ma troppo interiorizzata, troppo ‘soltanto sua’, e viene da rispondersi che “A me interessavano le idee, non soltanto i prodotti visivi. Volevo riportare l’arte al servizio della mente, […] non dovrebbe essere solamente retinica o visiva, dovrebbe avere a che fare con la materia grigia della nostra comprensione…”, direbbe Duchamp.