Festival del Cinema dei Diritti Umani – 10 lungometraggi, 10 corti e animazione per raccontare tematiche volte a rivoluzionare la vita
Mari muri e filo spinato – il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli è alla sua nona edizione. Le proiezioni avranno luogo dal 6 all’ 11 novembre , principalmente al Teatro di Piazza Forcella e in luoghi più informali e adatti al confronto di idee, come bar, librerie e caffè. L’evento fa parte della rete Human Rights Film Festival Network (HRFN), coordinato da Amnesty International, con sede ad Amsterdam.
Quest’anno i temi sono: le carceri, la salute mentale, la tortura, i migranti e i 25 anni del conflitto serbo-bosniaco, ogni giornata affronterà una delle tematiche. Dopo il tradizionale concorso internazionale, nel quale sono stati raccolti più di 200 film, Il Festival consterà di 10 lungometraggi, 10 corti e animazione. Marcia in più, quest’anno si avvarrà della tecnologia VR 360, particolarmente adatta alle riprese in strada; una tale modalità diretta si rende ottima e necessaria in caso di documentari dal vivo. Le mattinate sono dedicate a proiezioni in scuole e università, i pomeriggi a documentari, cui segue un dibattito, con autore e testimoni che introducono il film clou della serata.
Il progetto nacque nel 2005, grazie all’associazione Cinema e Diritti, associazione senza scopo di lucro che ha come obiettivo il far conoscere nel Sud Italia e nel Sud del mondo il Cinema dei Diritti Umani. Dall’incontro con Julio Santucho, direttore del Festival Internazionale del Cinema dei Diritti Umani di Buenos Aires, nasce la dinamica napoletana del Festival. Dal 2009 entra nella rete del HRFN e del patrocinio di Amnesty International. L’idea è di portare avanti, oltre alle tematiche specifiche di ogni anno, l’informazione e le testimonianze in tutti i quartieri di Napoli, per rendere tutta la popolazione più consapevole dei propri e altrui diritti; anche per questo è scherzosamente chiamato “Il cinema dalle gambe lunghe”.
Il momento storico-sociale è estremamente delicato, anche e soprattutto nell’area del Mediterraneo; si tratta di un periodo in cui essere informati e critici, ascoltare le testimonianze e concentrare l’attenzione sui diritti dell’individuo in quanto tale è più che mai importante.
Tutto ciò non è una speranza ma una realtà a portata di mano che funziona grazie all’impegno di decine di volontari e senza alcun obiettivo lucrativo, nell’epoca delle reti globali e della urgente necessità di una vera rivoluzione culturale che assicuri un futuro dignitoso al pianeta.
[di Francesca Lomasto]