Che piaccia o no, l’Expo 2015 ha stabilito che il tema di quest’anno è il cibo e così accade ovunque.
La tematica del cibo nell’arte non è una novità. Senza andare eccessivamente indietro nel tempo, basti pensare ad uno dei più importanti movimenti del secolo scorso: la Pop Art.
I maggiori esponenti della Pop Art hanno dedicato molta attenzione al cibo, ma lo hanno fatto da un altro punto di vista rispetto alle epoche precedenti, si sono soffermati sugli involucri e sul lato ‘pubblicitario’ dell’alimentazione, suscitando così ben altro tipo di riflessioni.
Proprio la scia della Pop Art è quella seguita dai quattro artisti protagonisti di “Food Icons”, mostra visitabile fino al 5 settembre alla Galleria Il Vicolo di Milano. Il cibo viene svuotato anche in questa occasione dei suoi contenuti per essere considerato solo pura immagine, icona.
Con l’uso dei materiali più svariati – ceramica, plastica, metallo, carta, tessuti e molto altro – il cibo viene reinterpretato in maniera soggettiva da ognuno degli artisti coinvolti.
Enrica Borghi sceglie una forma d’arte modulare, tipica della Pop Art, mirata a sottolineare la serialità del cibo da supermarket. Questa modalità artistica è evidente in “Muro”: palline di polistirolo che, ricoperte di carta d’alluminio colorata danno l’impressione di trovarsi davanti a una serie di cioccolatini disposti in riquadri geometrici.
Antonio De Luca, mediante ceramiche e carte da spolvero dipinte a olio, propone la sua versione di alcune nature morte.
Florencia Martinez apre uno squarcio su quello che è la socialità del cibo, grazie alla sua fotografia.
Benedetta Ubaldini espone sculture di trofei da camino, nature morte fluorescenti e di scheletri di animali.
“Food Icons” dimostra che la tematica del cibo è ancora piena di questioni da esplorare, affrontare. Sottolinea il critico d’arte Carlo Pesce, si tratta di «quattro artisti che lavorano secondo i canoni dell’estetica più aggiornata, la loro opera ci conduce a riflettere sulla nostra essenza, sulla vaghezza del nostro modo di pensare, sull’approccio prettamente edonista al cibo».
[di Ambra Benvenuto]