Visioni e contaminazioni – Viaggio nella fotografia del ‘900, un progetto inedito che unisce fotografia e arte-terapia
Visioni e contaminazioni – Viaggio nella fotografia del ‘900 è l’iniziativa dell’Intra Moenia, caffè letterario di Piazza Bellini, promossa da Luciana Iossa e curata da Federica Cerami, fotografa e arte terapeuta. Per due mesi la saletta interna del locale diverrà un vero e proprio laboratorio, uno spazio in cui poter liberamente lavorare in maniera attiva sulle creazioni dei maestri della fotografia.
L’idea della contaminazione, già punto focale della parallela rassegna Intra Musica, è qui più che mai essenziale. In lunedì alternati saranno affrontati i due cardini del progetto. Afferma la fotografa: «L’iniziativa unisce le mie due anime, “Visioni” è quella fotografica, “Contaminazioni” è la mia parte da arte terapeuta». Si parla, dunque, di reinterpretare i grandi maestri e di accostarli al lavoro dei profani. «In fondo», continua Cerami «la cultura fine a se stessa non esiste in natura, non c’è qualcosa che lo sia al cento per cento!».
Vi saranno sia lo studio dei grandi maestri del genere, sia l’elaborazione di materiali propri. Questi ultimi saranno poi uniti in alcuni collage fotografici, fatti ognuno da un partecipante, ed esibiti all’interno del locale per due settimane, sino al successivo laboratorio. Un progetto inedito, anche per la stessa artista che si rifà, in questo progetto come nel suo lavoro in generale, a una massima di Confucio: “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”.
La sala si riempie ben presto e i tavolini sono colmi di foto, di forbici, di colla. Non è da poco l’idea di poter giocare, né più né meno come i bambini, per creare un’arte istintiva e consapevole, guidati da un’esperta qual è Federica Cerami, la quale spiega: «Capisco che la parola fotografia terapeutica spaventi, perché c’è la parola terapia. Io, però, do solo input su come stare concentrati su se stessi e andare più d’istinto che di testa, perché credo che la parte istintiva sia la più saggia».
[di Francesca Lomasto]