“Homo faber fortunae suae” dicevano i latini: questa frase risulta calzante quando si parla dell’operato dei Pittori Anonimi del Trullo, un’organizzazione no profit che ha messo mano al proprio senso di collettività ed ha ridipinto gli edifici pubblici di uno degli storici quartieri della Capitale.
Nonostante il numero di partecipanti potesse contare inizialmente solo su poche leve, al giorno d’oggi il gruppo conta l’adesione di circa quindici persone, uomini e donne di tutte le età si sono uniti pian piano alla causa e che di notte, dopo una giornata di lavoro, si armano di buona volontà, tute bianche e vernici, ridipingendo le pareti esterne degli edifici del Trullo.
Non essendo un’iniziativa a scopo di lucro, i Pittori Anonimi acquistano le vernici dai colori pastello di tasca propria e chi vuole contribuire alla causa può lasciare un’offerta in un salvadanaio, custodito dal bar accanto al Mercato Rionale del Trullo.
Diversi quartieri dell’Urbe sono rimasti colpiti dal progetto di questi artisti, tanto da richiederne la presenza, «Ci hanno contattato altri quartieri romani per intervenire sul degrado che occupa le pareti esterne dei loro edifici -spiega uno dei membri dei Pittori Anonimi- per quanto possa farci piacere il loro apprezzamento per quello che stiamo facendo, la nostra iniziativa è nata per rendere più vivibile, anche se le nostre azioni sono considerate illegali, il luogo dove abitiamo. Abbiamo tagliato le erbacce e colorato le pareti esterne di alcuni palazzi per far capire alla gente che il riassetto di un quartiere comprende anche l’impegno del singolo, una cosa che si deve coltivare giorno dopo giorno».
Questi artisti hanno trapiantato il seme della cooperazione che sta cominciando a germogliare: oltre al consenso favorevole dei cittadini, è nato un gemellaggio con i Poeti Anonimi del Trullo, i cui versi sono stati trascritti su muro, proprio accanto ad un dipinto presente su una parete esterna, realizzato da Solo, uno degli artisti di punta di quest’iniziativa, «La donna ritratta sulla parete è Nina, simboleggia l’arte –racconta un altro esponente di questo movimento artistico– come si può notare, è una donna che piange: con le sue lacrime rappresenta un po’ tutti noi, siamo noi i pittori che piangono, dato che la situazione non è facile».
I vivaci colori presenti sulle pareti hanno stimolato la creatività dei bambini del quartiere, gli unici che possono permettersi di dipingere di giorno i muretti della scuola: a testimonianza del loro entusiasmo è presente una piccola impronta di una mano, firmata i “Piccoli Pittori Anonimi”.
«Il messaggio che intendiamo lanciare non è limitato alla nostra passione per i colori -afferma una partecipante dei Pittori Anonimi, concludendo la chiacchierata –vogliamo sensibilizzare la gente di Roma al rispetto del proprio quartiere.
Senza intrometterci in questioni politiche, affermiamo con i nostri gesti che il luogo dove il cittadino vive è sì stato donato dal Comune, ma è di chi ci abita, ci appartiene e per questo deve essere rispettato».
Parole ed azioni che fanno riflettere: indipendentemente da cosa può essere considerato giusto o sbagliato, le parole “rispetto” e “collettività” riportano alla mente i valori che ci sono stati impartiti sin da bambini.
Il tempo sarà giudice di una presa di coscienza da parte degli abitanti della Capitale, tuttavia i Pittori Anonimi del Trullo andranno avanti, con le loro tute bianche e le vernici pastello, colorando di speranza i muri degli edifici.
[di Veronica Bisconti]
Il Pensiero di Giovanni Postiglione: Uomo e territorio, binomio inscindibile. Lo stimolo a lasciare segni del proprio esistere sulle pietre è come un’appartenenza allo spazio.