Intervista esclusiva all’artista Vincenzo Tortora.
Articolo di AMBRA BENVENUTO
C’è dell’arte nel mondo del fumetto? C’è dell’arte nella grafica? Perché, non è il programma sul computer a fare tutto? Quali sono gli strumenti necessari a fare arte oggi?
Il mondo dell’arte attuale fa sorgere molti interrogativi su tematiche scottanti. Nell’intervista di oggi, abbiamo deciso di confrontarci su questi punti con Vincenzo Tortora, laureato in grafica d’arte per l’illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli nonché in Nuove tecnologie dell’arte – New Media art.
L’ARTE NEI FUMETTI – Il mondo dei fumetti è associato, nell’ambito dell’arte contemporanea, a Roy Lichtenstein: è stato lui ad esprimere moltissimi messaggi e ad ironizzare sul proprio successo tramite vignette senza alcuna consequenzialità reciproca (esemplare è il caso di Masterpiece).
Al di là di quest’ultimo e pochi altri casi, il fumetto viene guardato dai meno appassionati non tanto come forma artistica ma come semplice lettura di svago, o peggio, rivolta soltanto ai più piccoli.
Vincenzo Tortora, raccontando il suo rapporto con mondo del fumetto (molto evidente nel suo stile), mostra che c’è molto di più oltre la semplice immagine:
«Con il mondo del fumetto è stato amore a prima vista! Da piccolo cominciai con leggere i Topolino e, di lì a poco, fra Dylan Dog e Diabolik, poi sono passato ai fumetti americani prevalentemente supereroistici fino ad arrivare a Hugo Pratt col sul Corto Maltese o Blacksad di Juanjo Guarnido. Ci sono tanti punti che tengo in considerazione, che messi insieme creano il mio amore assoluto per la “nona arte” del fumetto, così chiamata nei tempi moderni: Il primo fra tanti, sono i disegni come parte narrante di una storia: dinamici, esplicativi, che raccontano un qualcosa anche senza nuvolette! Ogni artista ha il suo stile ovviamente, e una sua modalità di narrazione! Chi fa fumetti, deve assolutamente avere anche il senso della scena, perché ogni vignetta, ogni tavola, è resa in maniera cinematografica, quindi con inquadrature e angolazioni varie.
La varietà di artisti al mondo che lavora in questo ambito è un’altra cosa che mi ha fatto innamorare del fumetto: ognuno con il suo stile e la sua capacità personale di narrare un’azione o un evento. E poi, anche gli scrittori, ovviamente! Io adoro il fumetto supereroistico, spesso invece sottovalutato per le sue tematiche».
È chiaro che il fumetto sia una forma di approccio all’arte che dovrebbe essere valorizzata di più in quanto ‘genuino’ modo di disegnare nonchè momento di confronto tra fumettisti emergenti e grandi autori del settore. A tal proposito, racconta Vincenzo:
«La mia passione nasce in tenera età, quando la mia mente cominciò ad elaborare le immagini dei cartoni animati e a riprodurle su carta. Non potrò mai dimenticare che il mio primo vero disegno furono le tartarughe ninja! E’ sempre stata una passione innata, perché oltre al bisogno di disegnare, nelle mie vene ho il sangue di altri disegnatori (non professionisti) come mio padre e mio zio, che avevano il disegno come hobby. Infatti papà mi racconta che lui ha sempre desiderato intraprendere il mio percorso professionale, solo che per motivi economici non ha mai potuto coltivare e perfezionare fino in fondo la sua passione. Il mio papà appunto, è stato il mio primo maestro.
Le mie ispirazioni sono tante: prevalentemente provengono dal mondo del fumetto, e appunto da autori quali Oliver Coipel, Stuart Immonen, Jim Cheung, Skottie Young e qualche italiano come Carmine di Giandomenico e David Messina».
L’ARTE NELLA GRAFICA – Ci troviamo in un’epoca in cui l’arte viene presentata sempre più spesso in modo poco tradizionale: mentre prima erano chiari gli strumenti con i quali si poteva produrre un’opera d’arte, oggi i confini tra quello che è arte e quello che non lo è diventano sempre più labili.
Quando ciò viene ad intrecciarsi con la possibilità di avvalersi degli strumenti forniti dalla tecnologia, le curiosità aumentano.
Nel campo delle illustrazioni, ad esempio, è possibile parlare di opera d’arte anche se non c’è un pennello e una tela? Se un bel disegno o una grafica accattivante vengono creati con l’ausilio di programmi predisposti allo scopo, di chi è il merito? Parlando di photoshop, uno dei software più utilizzati nel suddetto campo, Vincenzo afferma:
«Photoshop è uno strumento, come una tela, come un pennello e i colori. C’è sempre un procedimento artistico dietro ad un disegno o una tela elaborata in photoshop, come nell’arte tradizionale. Nel mondo digitale i digital artists spesso sono sempre bistrattati dalle persone ‘ignoranti e superficiali’, perché credono che il computer faccia tutto il lavoro, ma alla fine ovviamente non è così! Bisogna immaginare un file vuoto come una tela vuota, e il mouse (o molto probabilmente, nel nostro ambito, una tavoletta grafica) come un pennello dal quale nasce un’opera d’arte. Essendo però uno strumento tecnologico, photoshop è in grado di ricreare effetti che difficilmente sono fattibili a mano su una tela o un foglio con i colori e le tecniche tradizionali, quindi si, Photoshop potrebbe anche essere uno strumento in più di creatività rispetto le tecniche ‘umane’».
Dunque, in modo diretto, potremmo dire che la grafica è un’arte?
«Secondo me si –continua Vincenzo – Mi sono laureato in grafica d’arte, un indirizzo di studi grazie al quale ho imparato metodi antichi come l’incisione calcografica per ricreare e stampare disegni. La grafica ha questa storia secolare, dalle incisioni ai monaci amanuensi che scrivevano libri a mano libera, fino ad arrivare alla stampa a caratteri mobili di Gutenberg. Ai giorni nostri la grafica è elaborata quasi esclusivamente al pc, ma non per questo, ritornando al discorso di prima, non può essere definita un’arte! Dietro un lavoro grafico, di creazione di un logo magari, o di una pubblicità, o la grafica di un libro, di un fumetto anche, o di una rivista, c’è, molto spesso direi, anche un lavoro psicologico di comprensione del target di riferimento del lavoro, oltre a tante varie cose!»
IL MONDO DEL LAVORO PER GLI ‘ARTISTI 2.0’ – Dunque, potremmo definire gli artisti che possono avvalersi di tutti questi nuovi strumenti quasi ‘artisti 2.0’, di ultimissima generazione.
Avere queste competenze in più cambia qualcosa tra l’artista e il mondo lavorativo, con il quale volente o nolente deve confrontarsi? A quanto pare, c’è un campo in cui, nonostante i progressi, tutto resta immutato:
«In ambito lavorativo, il nostro settore da libero professionista è abbastanza altalenante. Certo, il discorso è sempre personale e cambia da artista ad artista, ma fondamentalmente un’artista crea e poi se è fortunato vende, oppure lavora sotto commissione. Viviamo in un mondo dove ancora non veniamo valorizzati! Ma fortunatamente ci sono anche persone che capiscono il lavoro che c’è dietro ogni opera, e che magari riescono a intravedere il talento di una persona!
Molti fumettisti hanno cominciato da zero, ai loro tempi neanche esistevano le scuole di fumetto! Io, qualora avessi tempo, avrei piacere ad iscrivermi ad un corso di studi per perfezionare la mia tecnica!
L’importante è disegnare, disegnare, disegnare, e crederci sempre, fino alla fine!»
[di Ambra Benvenuto]