Quattro giorni all’insegna della scienza per abbattere le frontiere.
“La Frontiera”, un argomento tanto complesso quanto discusso negli ultimi tempi, è stato il tema principale della ventinovesima edizione di Futuro Remoto, la festa della scienza che si è conclusa ieri a Napoli in Piazza Plebiscito.
Da venerdì a lunedì nove cupole in tessuto hanno invaso la piazza più importante di Napoli dando la possibilità a giovani e meno giovani di approfondire le proprie conoscenze sui più svariati argomenti: cibo e alimentazione, mare, terra, spazio, innovazione e futuro, rapporto corpo/mente, fabbrica, città e legame tra segni, simboli e segnali.
Tra workshop, laboratori per bambini e performance di danza e spettacolo il divertimento di sicuro non è mancato, d’altronde imparare giocando è sempre un piacere, a qualunque età.
Protagonista vero e proprio della manifestazione è stato però un muro, costruito appositamente per l’evento, simbolo dei limiti che ci si pone sia geograficamente che culturalmente. Ogni giorno un gruppo di migranti si è impegnato a far cadere un pezzetto di quel muro, cosa che ognuno di noi dovrebbe fare per abbattere completamente le barriere tra “noi” e “l’altro”, tra ciò che ci è familiare e quello che ancora non conosciamo.
Allargare la propria mente verso nuovi orizzonti può essere fatto in tanti modi, l’importante è cominciare dalla cultura. Solo con l’istruzione e la curiosità si potrà guardare oltre il muro e accogliere con gioia tutto quello che l’innovazione e le frontiere aperte ci portano.
[di Magdalena Sanges]