Leopardi… il pessimista, l’insoddisfatto, l’angosciato, il malato. Stereotipi. Leopardi l’ambizioso, l’ironico, il vitale, il geniale, l’illuminato, il profeta, il poeta, il filosofo, il contemplativo, il titanico… “il giovane favoloso”!
Quest’ultimi gli aspetti di Giacomo Leopardi messi in luce dal regista Mario Martone nel suo film dal titolo “Il giovane favoloso” (espressione usata da Anna Maria Ortese in un suo racconto e che è stata di ispirazione), in uscita sul grande schermo nel mese di settembre. Il film racconta il poeta recanatese lontano dalla solita forma in cui è fissato, distante dai polverosi libri sui quali lo si studia, e restituisce tutta la forza che c’è dentro al suo pensiero.
Il set ha toccato le città e i luoghi più importanti della biografia del poeta, anzitutto Recanati, città natale, tutt’oggi definita “Città della poesia” poiché sembra non aver mai smesso di far rivivere il fermento creativo di Leopardi, lì c’è la sua casa dalla quale ‘spiava’ il canto della sua musa Teresa Fattorini (“A Silvia”), la biblioteca dove si dedicava ad “uno studio matto e disperato”, la piazza ispiratrice de “Il sabato nel villaggio”, e tantissimi altri ‘angoli’ di storia; poi Roma, capitale idealizzata dagli studi classici ma dalla quale rimase deluso, soprattutto per l’alto numero di prostitute e per la corruzione della Curia; Firenze, dove si stabilì verso il 1830 ed iniziò una vita di intensi rapporti sociali, qui conobbe il suo carissimo amico Antonio Ranieri; Napoli, dove si trasferì con Ranieri e dove poi morì, lì, precisamente a Torre del Greco, scrisse uno dei suoi ultimi capolavori, La Ginestra, il canto, anzi “il canto nuovo” come lo definì il Binni, descrive il deserto paesaggio del Vesuvio, vittima della “natura matrigna” (in questo caso l’eruzione), dove nasce una Ginestra, fiore gentile dall’essenza sì solinga ma unica, come può esserlo solo una rara bellezza che spicca elevandosi dal nulla, presenti nella canzone anche motivi sociali e simbolici.
«Quando si ‘apre’ Leopardi si legge un’intelligenza totale, fatta anche del suo sguardo disperato sul mondo. Lui ha un sentire forte, lui sente fortemente», racconta Martone. Sì, perché una mente profondamente contemplativa dunque creativa non può non cercare spiegazione di ogni cosa, cosicché la sua riconosciuta angoscia esistenziale, il suo “pessimismo storico, psicologico, cosmico” non hanno motivazioni proprie, quanto piuttosto universali, esterne: la natura ci fornisce una gran forza di vivere, tanta ambizione, è il progresso, la civiltà, la società, gli altri, a frenare ogni gioia, d’altronde vero è che “Il riso abbonda sulla bocca degli stolti”.
Un poeta moderno, profetico per certi versi «Oggi è l’alba di Leopardi, solo oggi comincia a ‘parlarci’. E ci parla di questioni fondamentali della vita: il rapporto con la natura e con la scienza, la ricerca della felicità, il valore delle illusioni…», continua il regista. Leopardi, proprio come ogni giovane riflessivo e talentuoso d’oggi, era in conflitto con il proprio tempo, con il conformismo dell’epoca, fuggì dalla sua città in cerca di gloria, di riconoscimento, d’amore, ed era un coraggioso, sapeva mettersi in gioco in ogni frase, non c’è verso di Leopardi che non sia autobiografico. La sua è la storia di un’anima dell’Ottocento molto più simile a molte anime d’ oggi.
È l’attore Elio Germano a dare volto ed interpretazione a Leopardi in “Il Giovane favoloso”, mentre Michele Rondino è Antonio Ranieri, il resto… è tutto da scoprire!
[di Redazione]