Il MANN ospita una nuova temporanea dedicata all’arte precolombiana: il mondo che non c’era
Articolo di Antonio Mastrogiacomo
Il mondo che non c’era è il titolo della nuova temporanea che il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita fino al 30 ottobre. Mai titolo fu così ben giocato nel darci la misura di una civiltà la cui vita da un lato scorreva impensata prima della navigazione di Cristoforo Colombo, dall’altro sarebbe cambiata così repentinamente una volta scoperta in seguito alla intensiva colonizzazione.
L’arte precolombiana stipata nella Collezione Giancarlo Ligabue Vita, costumi e cosmogonie delle culture Meso e Sudamericane prima di Colombo viene raccontata attraverso le circa 200 opere d’arte presenti. Il valore di questi capolavori ordinati nella collezione sta nella capacità di mostrare una temporanea davvero variegata di reperti in grado di accompagnare il visitatore in uno spettacolare viaggio nelle civiltà precolombiane, nel mondo che non c’era.
Cinque secoli fa – tra la fine del XV e gli albori del XVI secolo – l’Europa viene scossa infatti da una scoperta epocale: le “Indie”. Un evento in grado di agire quasi da novella rivoluzione copernicana nella vita quotidiana, soprattutto dell’uomo europeo che vede scardinata la visione culturale del tradizionale asse Roma – Grecia – Oriente grazie all’incontro di un nuovo continente che vediamo animare la temporanea.
Il mondo che non c’era si pone dunque come una incredibile temporanea dedicata alle tante e diverse civiltà precolombiane che avevano pur prosperato per migliaia di anni in quella terra. Si tratta di un corpus di capolavori esposti al pubblico in gran parte per la prima volta grazie a questo lungimirante progetto in grado di aprire le sale del museo ad una archeologia altra che non quella mediterranea di tradizione greco-romana.
Ancora una volta infatti il MANN si fa recettore di arte e contributi dal sapore internazionale in grado di guadagnare nuova vita grazie ad una disposizione in continuità con la collezione farnese tale da far guadagnare alla visita il fascino di una indagine sulle diverse modalità dell’umano di rapportarsi alla vita, soprattutto nel passato.
[Antonio Mastrogiacomo]