Ebbene. Io credo che la mia vita sia un herpes.
Di quelli che quando ti fanno visita una volta poi tornano per sempre.
E.
Io mi rendo conto che (e non lo faccio di proposito, ci mancherebbe, io odio l’essere umano!) devo avere degli atteggiamenti, dei modi, dei valori, delle coreografie neuronali, che incuriosiscono, fanno la differenza, ma una differenza differente (perchè credo che ci voglia poco a fare la differenza in una massa di capre, ebeti, abbonati, vrenzole e zulù! E vabè.), ‘genero fanatismo’, ‘catturo’, come se a volte io fossi tutto ciò che manca.
Stamattina mi han detto un fatto assai bello: «Sei unica guarda…cioè dovevi parlare di cibo…», sì, dovevo scrivere un articolo sull’inaugurazione di un locale gastronomico ma credo che mi sia scoppiata un po’ di filosofia qua e là.
Ok.
Poi metto dei punti a cazzo quando scrivo.
Come Baricco.
Del tipo che “Voglia di.”, dove quel punto in realtà è come una virgola, il mio pensiero diventa tuo quando ti stimola ad immaginare la voglia di che? Magari domandandoti le voglie mie finisci a pensare alle tue, e se poi fossero le stesse?, un punto che diventa un trattino, di congiunzione.
Ma questo non significa che io non sappia mettere poi un punto vero nelle cose della vita. (Anzi! I miei ‘punti’ sono proiettili.)
E quando non lo metto è perché non ci vuole il punto.
Ad ogni modo. Sono gli altri che non sanno mettere un punto con me.
Ma ora io devo andar via. Davvero. Non so come ma so dove, anche se questo ‘dove’ non so dove sta.
Mi dispiace tanto. Forse piangerò.
Però.
Ma l’ultima parola che vorrei dire prima di. O l’ultima della mia vita, come riassunto o vessillo. Sarebbe che “Ti Amo”.