A cinque anni dalla sua ultima esibizione a Napoli, il pianista Keith Jarrett torna ad emozionare il Teatro San Carlo con il suo concerto unico -di solo piano- in Italia il 18 maggio.
24 gennaio 1975. Colonia. 66 minuti (e poco più) di pura improvvisazione. Un concerto, di solo piano, che inonda il pubblico di note che escono dalle mani del jazzista Keith Jarrett come se tra pensiero e azione non ci fosse vincolo alcuno. Il disco, su cui è incisa la registrazione, rilasciato dall’etichetta tedesca ECM, è testimone del successo della tecnica di “improvvisazione pianistica” -che contradistingue Jarrret- con le sue tre milioni e mezzo di copie vendute.
Minimizzare la carriera di Jarrett, ad una sola opera, non renderebbe però giustizia all’importanza che avrà il suo unico concerto -di solo piano- in Italia il 18 maggio. Infatti, a cinque anni dalla sua ultima esibizione a Napoli, il pianista tornerà ad emozionare il Teatro San Carlo, al quale Jarrett è particolarmente legato grazie al sacro silenzio e al tempo stesso la piena partecipazione che il pubblico dimostrò essere capace di sostenere. Pochissimi i biglietti rimasti.
Inutile stare a sindacare su quanto possa più o meno essere accessibile l’arte in Italia, considerati i prezzi dei biglietti, ma sta di fatto che è forse l’evento musicale italiano più importante dell’anno al quale -comunque- ci sarà grandissima affluenza.
Infatti non bisogna essere grandi esperti di musica o conoscitori del genere per apprezzare la musica di Keith Jarrett, che è forse l’icona per eccellenza di un grande insegnamento che Charlie Parker sintetizzò in brevi parole :”Impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla musica che sullo strumento e suona ciò che la tua anima detta“.
[di Roberto De Rosa]