A realizzare l’opera è il giovane ventisettenne argentino Francisco Bosoletti. L’esecuzione di quest’opera fa parte di un piano di attività che vuole ‘Riportare il bello nelle strade’.
Vivere il proprio quartiere e la propria città è l’arma con la quale annientare il degrado urbano e, perché no, anche quello sociale.
Ce lo ricordano i cittadini del quartiere Napoletano di Materdei, che attraverso un’azione di crowdfunding, che ha coinvolto più di mille persone, hanno finanziato la vernice e il fitto dell’impalcatura per la realizzazione di un graffito di circa 15 metri rappresentante la sirena Parthenope, riconosciuta storicamente come dea protettrice del popolo dell’intera città.
L’esecuzione di quest’opera fa parte di un piano di attività curato dal comitato Materdei R_Esiste nato dall’unione di diverse comunità, collettivi e in generale residenti dell’area in questione, che vuole riportare il bello nelle strade.
A realizzare l’opera è il giovane ventisettenne argentino Francisco Bosoletti, che interviene per la prima volta in Europa a Memorie Urbane, festival della street art del sud Pontino, mostrandosi oltre che un operatore dalla particolarissima ricerca e crescita artistica, un personaggio impegnato che fa della sua arte strumento di denuncia ai danni dei poteri forti e dell’economia globale.
Bosoletti lavora gratuitamente per la realizzazione del murales, dimostrando così la bellezza e l’importanza della diretta partecipazione alla vita di quartiere.
Un’opera che mostra come l’arte, l’amore per il bello, la continua ricerca dell’armonia tra cittadino e spazio urbano siano radicati nella città di Parthenope e facciano parte di una tradizione che non può morire perché come scrive la Serao:
«Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene (…) Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non ha tomba, è immortale …è l’amore».
[di Roberto De Rosa]