“Artista è chi sa fare della soluzione un enigma”, sosteneva Karl Kraus, ed è quanto riesce ad uno dei geni del ‘900, Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico olandese con una precoce passione per il disegno, la cui arte è indagata ancora alcuni giorni fino al 23 marzo in una mostra della Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia, titolata rappresentativamente ‘L’enigma Escher. Paradossi scientifici tra arte e geometria’.
Il particolare allestimento dell’esposizione è concepito per consentire al visitatore di immergersi suggestivamente nelle visioni dell’artista, in mostra xilografie, mezzetinte, motivi a geometrie, circa 130 opere che raccontano la produzione ed il percorso dell’artista dai suoi esordi alla maturità.
Percezioni soggettive, dunque svariate prospettive d’osservazione, inganni visivi, componenti matematiche, paradossi, forme dell’infinito… questi i concetti chiave imprescindibili dall’osservazione dell’universo creativo di Escher, talmente particolare, singolare, da aver influenzato ed ispirato importanti artisti a lui contemporanei o posteri (cui la mostra dedica un’apposita sezione), ma la sua arte è esplosa oltre il suo comune ‘contenitore’ stimolando scatole da regalo, biglietti di auguri, fumetti, copertine di dischi, ed ancora composizioni Lego o episodi di cartoni animati come i Simpson.
Quello che maggiormente caratterizza le opere di Escher è la sua perdita di interesse per il mondo visibile, e la conseguente concentrazione sulle sue visioni interiori, da questo nasce il corpus più significativo e celebre di lavori. «I miei soggetti –afferma- sono spesso anche giocosi, scherzano con le nostre inconfutabili certezze. Per esempio è assai piacevole mescolare la bidimensionalità con la tridimensionalità, la superficie piana con lo spazio e divertirsi con la gravità… E’ piacevole osservare che parecchie persone sembrano gradire questo tipo di giocosità, senza paura di cambiare opinione su realtà solide come rocce», se singole realtà, ognuna di loro perfetta, coerente, rappresentativa di una scena ‘possibile’,venissero unite tra loro si creerebbe una scena impossibile,
come avviene nell’opera ‘Relatività’ (cui si è ispirata l’azienda Lego), che raffigura una costruzione articolata con pareti, ballatoi, archi, persone che camminano su scale perfettamente costruite e singolarmente ‘giuste’ ma collegate tra loro a creare una costruzione in realtà impossibile, una realtà, piuttosto, mentale figlia dell’interazione tra diversi punti di vista, dove così le figure che le percorrono sono destinate a non incontrarsi mai… ma lo stupore è ‘infinito’ perché proprio quando si è presi da questa consapevolezza di incomunicabilità comunicante, si intravede una coppia che passeggia abbracciata… forse perché il vero Amore rende possibile l’impossibile?
Il paradosso, laddove tutto è relativo perché non esiste un solo punto di vista ma svariati a seconda delle visioni interiori di ciascun osservatore, potremmo anche dire ‘di ciascuna vita’, tutto così cambia aspetto ed anche verso a seconda di come viene vissuto. Ecco che una scala, la stessa, può essere sia una salita che una discesa, ma quando questi ‘vissuti’ opposti vengono fusi in un solo movimento è genialità: non riusciremmo a focalizzarci su un solo aspetto senza vedere un vortice perpetuo di aspetti, un insieme di punti di vista dove uno inizia e l’altro finisce ma solo per dare inizio ad un altro inizio, ad un’altra fine, e ad un altro inizio e così via… un’osservazione inarrestabile e perennemente rinnovata di INizio e FINe… l’INFINito, un ‘gioco’ che si evince, ad esempio, nell’opera ‘Salita e Discesa’ (ispiratrice di un episodio de i Simpson), che raffigura un edificio in cui persone salgono e scendono in un percorso circolare senza fine; oppure in ‘Mani che disegnano’ un’opera che ritrae due mani che si disegnano l’un l’altra per un rimando visivo dall’una all’altra senza capire chi ha iniziato a disegnare chi, e non c’è fine perché una fine non c’è.
L’arte delle illusioni ottiche di Escher si esprime prevalentemente in bianco e nero, ma anche a colori, frutto di implicazioni logiche, matematiche, geometriche, fisiche, e spesso è stata ispirata dai dettagli architettonici, decorativi dei borghi italiani da cui l’artista rimase affascinato durante i suoi viaggi nel nostro paese.
‘Enigma Escher’ è a cura di Marco Bussagli, Federico Giudiceandrea, Luigi Grasselli, Pier Giorgio Odifreddi.