Io ho paura di morire. Nel senso che.
Quando va male sento il bisogno che ci sia dell’infinito da qualche parte che sappia aspettare per me che tutto torni, anche al suo posto. E quando va bene non riesco a goderne se inevitabilmente penso che quello stato di sublime è così effimero da terminare prima o poi.
Ed allora c’è qualcosa di orrendo fuori e dentro me. Quando la paura di morire diventa paura di vivere.
L’ho trovata nelle ombre degli angoli più nascosti di certe menti che ho venerato ed amato “alla follia” (alla follia.). O forse non era così inaccessibile ed io non ho dovuto approfondire, sta in superficie, in quel pizzico di rosso mogano dei loro occhi. La superficie dice molto a chi non la vede perché già è oltre.
Le rughe. (Non è un volo pindarico). Le rughe non piacciono mai, tranne a quelli che certe cose le hanno vissute totalmente come fossero l’essenza di sé ed allora un segno ne è il tatuaggio, per esempio io amo la mia ruga del pensiero.