Il 25 agosto di centoquindici anni fa moriva a Weimar uno dei pensatori più influenti e controversi della storia, Friedrich Nietzsche.
Un filosofo complesso e discusso le cui riflessioni hanno segnato una cospicua parte della storia del pensiero occidentale e mondiale, tracciando alcune delle linee etiche, filosofiche, culturali, sociali e perfino politiche del novecento. Nietzsche è stato il filosofo che più di tutti ha cercato di abbattere le sovrastrutture umane e di combattere l’asservimento umano alla metafisica, alla religione, alla politica, all’ideologia e alla morale canonica. È stato al contempo il filosofo che più di chiunque altro è rimasto vittima dello stesso sistema di pensiero contro cui lottava: ateo convinto venne sepolto in un cimitero cattolico, da uomo della razionalità liberatrice terminò la sua vita nella pazzia più profonda, da accanito contestatore della metafisica fu quello che più di tutti diede forma e senso al termine “Dio” (Dio è morto).
LA MORTE DI DIO – Superare i condizionamenti e forgiarsi come uomo nuovo (superuomo o oltreuomo) sono fondamentalmente il centro del sistema di pensiero nietzschiano ed è su questa base che si fonda il suo distacco verso tutto ciò che è comunemente umano. L’annuncio della morte di Dio, ad esempio, ha una straordinaria efficacia retorica, anche oggetto di varie letture e interpretazioni: in molti leggono l’affermazione come attacco al Cristianesimo negando l’intenzione del filosofo e la sua effettiva profondità e complessità. Nietzsche con questa affermazione intende annunciare la fine di ogni realtà trascendente, indipendentemente dal culto che la predichi, concependo questo processo come il compimento di un processo nichilistico necessario, le cui radici si ritrovano nel processo umano di ricerca di modelli metafisici ragionevoli, capaci di giustificare il “senso dell’essere”, ma che prima o poi avrebbero dovuto fare i conti con la vera essenza della natura umana ossia ciò che lega l’uomo alla terra e alla vita.
LE CONTRADDIZIONI – Questo modello di pensiero dichiaratamente antimetafisico si nutre pienamente di tutti i modelli metafisici che la storia ha saputo produrre; questo dualismo intriso di disillusione e diffidenza verso l’umanità (composta per la maggioranza da mediocri e stolti) si trasforma in disincanto verso la stessa capacità umana di elevarsi e progredire (tali capacità sono riconosciute a quei pochi e singoli uomini che fanno la storia) rendendo Nietzsche una sorta di pensatore anarcoide, reazionario e nichilista che per distruggere le sovrastrutture del passato finisce per rimanervi asservito e affermarle nuovamente (esempio banalizzante: dire che Dio è morto sottintende il fatto che Dio sia esistito).
IL NIETZCHE POLITICO – Tale approccio si ripercuote anche sul Nietzsche politico, il quale si opponeva con forza a tutte le ideologie politiche, si opponeva a tutte le forme statali e democratiche, criticava con disprezzo perfino gli anarchici (che a naso sembrerebbero i gruppi a lui più affini), demoliva in molti scritti la cristianità, le altre religioni e le democrazie occidentali che moralmente da queste erano orientate. Nietzsche finisce quindi per affermare una visione aristocratico-pagana in cui l’uomo ritorni alla natura, abbatta la finta democrazia (che dà la parola a tutti senza darla a nessuno) e ponga il controllo della struttura sociale nelle mani di una élite (superuomo). Queste contraddizioni hanno aperto la strada all’opportunismo dei pensatori nazisti e fascisti di inizio novecento che hanno utilizzato gli elementi più conservatori e reazionari del pensiero di Nietzsche e strumentalizzato (in molti casi forzando la mano e modificando frammenti di testo) il pensiero del filosofo tedesco, anche per mano della sorella dello stesso che simpatizzando per il Fuhrer decise bene di manomettere molti testi inediti perché funzionali all’opera dei nazisti. Al netto di manomissioni varie erano tanti i temi controversi del suo pensiero: era favorevole alla pena di morte, professava la supremazia del forte sul debole, leggeva la storia come processo frutto dell’azione singola dei grandi uomini e non come processo globalmente umano.
L’ARTE – Molto importante era la concezione che Nietzsche aveva dell’arte che assume un importante valore di liberazione dell’uomo dall’oppressione della razionalità, permettendo all’individuo di esprimere la propria creatività e quindi la sua irrazionalità, in un mondo che tende a distruggerla. Secondo il filosofo il mondo è infatti un caos irrazionale e fino a che non sorgerà l’oltreuomo (un uomo in grado di sopportare l’idea secondo cui l’Universo non ha un senso) l’umanità continuerà a cercare dei valori assoluti che possano rimpiazzare il vecchio dio con dei sostituti idolatrici quali lo Stato, la scienza, il denaro, ecc. In quest’ottica assume valore la parte dionisiaca dell’uomo, che è la parte irrazionale dell’individuo e dell’esistenza, la parte caotica e non rinchiudibile all’interno di una trattazione sistematica e ordinata, vera parte dominante della vita vista come ebbrezza, sensualità, esaltazione ed entusiasmo. Dopo Socrate, questa parte dell’uomo viene negata per far posto esclusivamente alla parte razionale, quella dionisiaca.
LA FOLLIA – È il reiterato tentativo di rendere pensiero l’irrazionale e di fornirgli quel mantello filosofico e letterario necessario ad affermarlo che ha portato Nietzsche diritto alla follia, alla negazione della ragione, dell’uomo e di se stesso. Prima ancora di perdere il senno il pensiero del filosofo tedesco si presentava come un blocco caotico, contraddittorio e non organico, tanto che egli stesso nella sua “Genealogia della morale” aveva previsto la follia come sbocco più naturale del suo sistema di pensiero. Nei celebri “biglietti della follia” il pensiero nietzschiano si palesa per estremi con tutte le sue controverse concezioni: queste lettere erano firmate con pseudonimi quali Dionisio, il Crocifisso o l’Anticristo e alternavano momenti di puro vagheggiamento a momenti di grande lucidità, tra questi ultimi una citazione definita una sorta di testamento filosofico di Nietzsche:
«Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te».
[di Marco Coppola]