Il musicista americano Riley porta il minimalismo a casa Morra
Articolo di Antonio Mastrogiacomo
Terry Riley ha avuto la forza di imporsi nel variegato scenario della musica contemporanea grazie alla forza della sua composizione, riduzionisticamente etichettata come minimalismo in musica. Il suo nome resta dunque legato alla produzione statunitense del secondo Novecento: insieme a Glass e Reich forma infatti il ramo più tortuoso e indefinibile della tradizione musicale americana, profondamente radicato nel primo quarto di secolo nella West coast grazie a compositori come Henry Cowell e Lou Harrison.
Bonariamente definita ripetitiva, la musica di Terry Riley arriva nel settecentesco cortile di Casa Morra in esclusiva nazionale. Terry Riley si esibisce al pianoforte e al synth insieme al figlio Gyan alla chitarra. Fondazione Morra, con la collaborazione di E-M ARTS, scrive un altro capitolo di un mecenatismo culturale in grado di attirare importanti artisti di scena contemporanea nella città di Napoli, da sempre palestra di musica e arte. Ancora una volta Casa Morra – Archivio d’Arte Contemporanea a Napoli ospita una iniziativa di stampo musicale, in accordo e in continuità con la annuale rassegna di musica ascoltata raramente dal titolo La Digestion – che correda le altre numerose iniziative in ambito di ricerca musicale.
Un repertorio variegato sarà oggetto di attenzione da parte di padre e figlio Riley: si passa da momenti musicali tipici del repertorio folk e jazz fino ad altri momenti, di più marcata avanguardia musicale. Il rapporto tra i due diventa dunque il legame in grado di saldare le scelte musicali, alle volte destinate a farsi vere e proprie maratone di creazione spontanee ed ipnotiche nello spazio di gioco dell’improvvisazione.
Il concerto si tiene venerdì 27 luglio presso il cortile di casa Morra in Napoli, sita in via Salita San Raffaele, con inizio previsto alle ore 21. Un pubblico eterogeneo, attento ed interessato è atteso a posizionarsi in ascolto dell’acuto compositore, stavolta interprete delle sue stesse musiche.
[Antonio Mastrogiacomo]