Nella linearità del nostro tempo spesso ogni fine trascina un nuovo inizio, od una ‘morte’ una ‘resurrezione’. Massimo esempio di tale straordinarietà è per il cristianesimo la Pasqua, celebrazione della resurrezione per eccellenza, quella di Gesù, avvenuta, secondo le sacre scritture, nel terzo giorno dalla sua morte in croce. La “grande domenica”, come viene definita da Sant’Atanasio, questo 2014 cade il 20 aprile, ma è una ‘festa’ che dall’alba dei tempi viene celebrata da rituali tradizionali ed anche dal mondo dell’arte.
“Maestro raro nelle difficoltà dei corpi regolari, e nell’aritmetica e geometria” è, secondo Vasari, Piero della Francesca, emblematica personalità del rinascimento italiano, egli nella seconda metà del ‘400 esegue la Resurrezione, un affresco carico di bellezza e simbolismi, oggi conservato nel Museo Civico di Sansepolcro. In un peculiare dialogo tra la laicità della scienza prospettica e la religiosità del tema rappresentato, Piero della Francesca ritrae la sua Resurrezione facendo appello alla sua caratteristica partecipazione, è difatti una scena intrisa dei forti sentimenti che l’eccezionalità degli eventi richiede: l’immagine sembra essere costruita seguendo la geometria di un triangolo immaginario, dove alla base è il sarcofago ed i quattro soldati dormienti, ed al vertice Cristo che si erge in una solennità tipica dei più illustri imperatori.
Ad una prima ‘lettura’ si apre poi il mondo delle ‘allegorie’, il richiamo alla resurrezione è dato non solo dall’elevazione di Cristo dal sepolcro, ma dal paesaggio, diviso in due scene dalla sua figura centrale e verticale, dove quello di sinistra simboleggia l’inverno, la ‘morte’, e quello di destra l’estate, la maturità di una vita risorta a primavera; ed ancora, ‘morte e vita’ rispettivamente nel tema del sonno dei soldati adagiati sulla parte inferiore del dipinto, lo spazio del ‘terreno’, in opposizione allo spazio superiore, quello del ‘divino’, della ‘veglia’ in assoluto.
La figura anatomica di Cristo è stata modellata dall’artista quasi secondo la statuaria greca, il suo sguardo è rivolto dritto verso l’osservatore, mentre il vessillo crociato che regge nella mano destra sembra elevarsi verso il contatto diretto con il divino.