Sono due. Entrambi giovani, silenziosi e concentrati sul loro lavoro. Pochi metri li separano, ma in compenso tanti punti in comune. In primis, il loro laboratorio artistico: la strada.
A Napoli, la tradizione dei cosiddetti madonnari sembra resistere alle nuove mode. E se cambiano i soggetti, gli stili e i medium, non scompare invece quella vocazione ‘artistica’ che vive in una delle principali arterie di passeggio pedonale, qual è via Roma. La pavimentazione, di duro e grigio basolato, calpestato spesso di corsa e da mille impegni, ispira e accoglie gli sfoghi creativi di nuovi giovani coloristi ‘fai da tè’. È merito, forse, anche della pluripremiata stazione artistica Toledo della Metro Comunale che con il suo museo di arte contemporanea underground ha battezzato una nuova era artistica nel quartiere Montecalvario?

Stefano colora la Crocifissione di Masaccio
Stefano e Fulvio, entrambi napoletani, lascianoon the road il frutto di un’arte completamente autodidatta. Zero accademia, nessuna scuola di disegno, solo tanta bravura da copista e la voglia di far parlare i loro gessetti colorati, di raccontare una storia, di ‘disegnare a terra’ come due bambini estrosi e intelligenti.
Stefano, neanche trent’anni, della zona dell’Arenaccia, si è cimentato in una versione morbida e acidata di uno dei capolavori assoluti della nuova pittura quattrocentesca. Ci mostra la fonte della sua riproduzione, ma non sa affatto che si tratta della cimasa del polittico di Masaccio, la famosa Crocifissione conservata nel Museo Nazionale di Capodimonte. «In genere non mi piace disegnare arte sacra, preferisco l’astrattismo, Picasso e Basquiat – ci confessa senza alcun imbarazzo – Per me l’arte deve essere innovativa, devi farti viaggiare la mente, essere fuori regola, psicologica, slegata dalla figurazione». E la Crocifissione?: «Semplicemente un preludio alla Pasqua che sta per arrivare», ironia, scherzo, e forse la furba capacità di accomodare quella devozione che sempre commuove il cuore napoletano.
Di quella stessa prospettiva toscana con cui fece grande rivoluzione il pittore fiorentino, il giovane street artist si compiace. In fondo anche un luogo di transito come la strada offre mille visuali a chi si dedicherà anche quale minuto a osservare la sua opera in 2D. Lo scorso San Valentino aveva aperto su strada un balconcino tutto ‘cuore & amore’ con la scena del bacio al sapore di spaghetti tratto dal cartone Lilli e il Vagabondo. E non manca nel suo curriculum artistico anche un precedente esperimento di murales a terra in 3D, con cui aveva animato illusionistici alieni sbucare dal pavimento proprio nei pressi dell’uscita della stazione.

Fulvio e la sua Mafalda provocatoria
Gessetti da scuola, tre anni di urban art, la voglia di esprimersi, la speranza di farsi strada come artista.
A circa una decina di passi, il testimone passa a Fulvio, barbetta ruvida e occhialino. Originario del quartiere di Fuorigrotta. È forse il più grande fan di Mafalda, l’isterica e ribelle donnina nata dalla mano del disegnatore Quino. Ma Fulvio ne apprezza anche l’intelligenza: «Penso che bisogna lanciare i propri messaggi in modo diretto e semplice, magari preferendo personaggi che arrivino alla gente, ecco perché ho scelto il mondo dei fumetti». Pochi metri quadrati per Fulvio, anche lui privo di ogni formazione scolastica o accademica, solo un talento personale e una scatola di gessetti, quasi un paio d’anni di altre installazioni sparse per la città.
Questa è la prima in via Roma. La protagonista isterica gli serve per lanciare un monito di provocazione, una riflessione, ma che in sé già ha un carattere tendenzialmente innovativo e controcorrente: «La ricerca di un ordine in questi tempi duri», ci spiega. La domanda del fumetto “Ma le bambine hanno fatto i compiti?” non è l’ironico stimolo a trasgredire le regole, al contrario è il bisogno di tornare a riflettere su certezze ed equilibri che sembrano essere ormai sballati.
Viene spontaneo riflettere la strada come luogo di espressione,
la strada come cavalletto di prova per chi non ha bottega,
la strada come crocevia multietnico per l’arte,
la strada come maestra di vita,
la strada come nuova speranza.
Stefano e Fulvio sono quell’erba della nuova street art che cresce tra pietra e asfalto…
-Giovanni Postiglione-