L’arte può salvare e guarire. Il neurologo Oliver Sacks nella sua carriera ha sottolineato particolarmente la straordinaria ‘forza neurale’ dell’arte in tutte le sue forme, compresa la musica, ed i suoi nessi con le funzioni e disfunzioni del cervello.
Articolo di AMBRA BENVENUTO
Chi è Oliver Sacks?
Sacks è un neurologo britannico attualmente residente negli U.S.A. e famosissimo in tutto il mondo grazie ai romanzi in cui racconta dei propri pazienti e delle malattie con le quali ha avuto a che fare.
Se ne avete sentito parlare spesso negli ultimi giorni è a causa del male che lo ha colpito: un tumore al fegato inguaribile, come egli stesso ha dichiarato al New York Times.
Sacks è riuscito a mostrare il mondo ‘dei malati’ nella sua ‘normalità’ e a rappresentarlo come una realtà che merita di essere esplorata e compresa.
SACKS E L’ARTE – Il neurologo nel corso della sua carriera ha sottolineato la straordinaria ‘forza neurale’ dell’arte in tutte le sue manifestazioni, compresa la musica, ed i suoi nessi con le funzioni e disfunzioni del cervello, come si evince soprattutto dai testi quali L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Un antropologo su Marte e Musicofilia.
Franco Magnani, pittore della memoria – In Un antropologo su Marte, Sacks racconta dei suoi incontri con Franco Magnani che vanta il soprannome di “pittore della memoria” (in analogia a quello di Proust, “poeta della memoria”).
La storia di Magnani è davvero singolare: a trentun’anni decide di trasferirsi da Pontito a San Francisco e, durante la maturazione di questa scelta difficile, viene ricoverato a causa di una malattia ancora oggi poco chiara.
Da quel periodo in poi Magnani inizia ad avere chiarissime visioni del suo paese natale e, senza esser mai stato particolarmente portato per la pittura, inizia a dipingere opere il cui soggetto era la rappresentazione fedelissima della città di Pontito come si mostrava all’epoca della sua infanzia.
Sacks indaga sulla storia dell’ormai celebre pittore nel momento in cui apprende che le fonti dei dipinti realistici di Pontito erano totalmente cerebrali e frutto delle visioni sopra accennate.
Non è tutt’ora chiaro se, nel caso di Magnani, possa essersi trattato di attacchi psicolettici ma ciò che è certo è che ancora una volta l’arte è la stata porta di accesso al mondo interiore di una persona e a nuove scoperte in ambito medico.
La riscoperta del bianco e nero – La storia del signor I., altro racconto parte di Un antropologo su Marte, tratta invece di un pittore che, in seguito ad una commozione cerebrale causata da un incidente, perde la normale percezione dei colori. Affetto da cecità cromatica, egli si ritrova a vivere in un mondo che gli risulterà completamente sconosciuto.
Dopo un ‘periodo buio’, in cui non riusciva a dipingere nulla e si sentiva preda di un mondo orribile, il pittore prende una decisione che riporta un po’ di ‘luce’ nella sua vita: dipingere in bianco e nero. L’importanza di questo episodio sta nel sottolineare come un’artista non debba fermarsi davanti a nulla.
Come specifica più volte Sacks durante il racconto della vicenda: “in ogni malattia il nostro corpo è in grado di riorganizzarsi e di proporre soluzioni sorprendenti”.
La capacità di riambientarsi e reinventarsi in un mondo in bianco e nero ha fatto sì che la creatività non venisse legata soltanto ad una vita ‘a colori’.
I ‘nuovi quadri’ del ‘nuovo periodo creativo in bianco e nero’ sono risultati ugualmente pieni di vita e sono riusciti ad affascinare il pubblico.
Se una malattia può divenire una ‘musa’, l’arte conferma il suo essere forma di salvezza, di guarigione e di vita incondizionata.
[di Ambra Benvenuto]