Dopo le stazioni metropolitane a Napoli e Roma, l’aeroporto di Malpensa o lo scalo francese di Roissy Charles de Gaulle, l’autostrada A22 nei pressi di Bolzano, ecco un nuovo luogo di ‘passaggio’ in cui approda l’arte: per sei mesi le pensiline degli autobus diventeranno luoghi d’arte con foto, dipinti e installazioni. Questa l’idea di un collettivo di giovani accolta dal Comune.
NOVARA – Forse neanche in uno dei sogni più kafkiani in cui ci è capitato di precipitare saremmo potuti arrivare ad immaginare di girovagare per una città in cui le fermate dei bus fossero luoghi d’arte e spazi visivamente conciati a mo’ d’installazione, graffito o colpi d’artista di vario genere. È questa l’ossessione che da almeno gli anni cinquanta del secolo scorso i più grandi artisti contemporanei hanno cercato di trattare, affrontare, distruggere o valorizzare: lo spazio. L’idea è di un gruppo di giovani novaresi che si è dato forma di collettivo artistico, si chiamano Les Barlafus, ideando un progetto che presto diverrà operativo avendo ottenuto il beneplacito del Comune di Novara. Le strade della città piemontese si apprestano quindi a trasformarsi in un museo a cielo aperto, grazie all’intelligenza e l’intuizione artistica di questi ragazzi.
RINASCITA DELL’ARTE DI STRADA – In coerenza con gli antesignani dell’arte di strada come oggi è intesa, quegli artisti che all’inizio del novecento ma in particolare negli anni settanta cominciarono a contestare il grigiore, l’alienazione e la profusione di malesseri claustrofobici nelle grandi metropoli, i ragazzi di questo collettivo proseguono la scia di riappropriazione estetico-esistenziale della lunga scuola dell’arte urbana. Uno sguardo disincantato sul mondo può renderlo, per paradosso, incantato e magico; per questo riuscire a concepire lo spazio urbano della fermata di un pullman come ‘luogo artistico’ nel passaggio tra pensiero e azione si ritrova il gesto artistico del cambiamento, della trasformazione del reale, un principio di rivoluzione. Come gli hippy si riprendevano le strade, le piazze, le città con il colore delle proprie camice, questi ragazzi riscendono dal chiuso di una scuola, di una casa, di un ufficio e si riprendono la strada; non contano i permessi o le autorizzazioni (i puristi della street art non apprezzano che questa venga pre-autorizzata da organi vari di potere) ma il messaggio, la dimostrazione plastica che il mondo può essere diverso da quello che appare, che la contraddizione e l’unità degli opposti vivono nelle cose, negli spazi, nelle persone.
IL PROGETTO – Sono state indicate sei fermate degli autobus e ad ognuna di queste è stata associata una forma d’arte. Per sei mesi nello spazio chiuso da un vetro in cui di solito sono esposti gli orari verrà presentata un’opera di artisti novaresi. Le fermate intorno al centro sono state così scelte in modo da formare un percorso circolare. In corso Garibaldi 5 sarà dedicata ai writers e alla street art: a iniziare sarà Guglielmo Bossetti. Due fermate sono riservate alla fotografia, una per i professionisti, in via Coccia – piazza Puccini, e l’altra per i giovani emergenti, in baluardo Quintino Sella 5/f: i primi saranno Mattia Leonardi e Greta Pellizzari. La fermata di largo Costituente di fronte alle Poste sarà per la pittura: il debutto è affidato a Fabrizio Molinario. In baluardo Quintino Sella 2 ci saranno le installazioni e partirà lo stesso collettivo “Les Barlafus”, mentre la fermata di baluardo La Marmora 17/a in prossimità del tribunale sarà affidata agli studenti dell’Accademia di Belle arti e da loro ‘autogestita’.
Dicono gli organizzatori: «Abbiamo già quasi completato l’elenco degli artisti che ruoteranno nei sei mesi. Se ne dovessimo avere di più, potremmo incrementare il numero delle fermate. Le opere non hanno un tema prestabilito. Al termine saranno tutte raccolte in una mostra. L’iniziativa vuol essere anche una vetrina per i giovani artisti: ogni opera sarà accompagnata dal nome dell’autore e dalle indicazioni per contattarlo».
[di M.C.]