Nel corso del Novecento, il rapporto tra immagine e musica è divenuto sempre più stretto e affiatato: tantissimi sono gli artisti che giocano con la vista e l’udito nel pianificare le proprie installazioni o che inevitabilmente decidono di corredare di accompagnamento musicale la visual art e viceversa di un video con la propria musica.
Il MoMA ha deciso di cavalcare l’onda e di proporre per un anno (fino a novembre 2015) la mostra “Making Music Modern: Deisgn For Eye and Ear”. Lo scopo della mostra è, appunto, proprio quello di proporre una riflessione sul rapporto tra multimedia e arte contemporanea.
Tale riflessione ha coinvolto gli stessi curatori del MoMA che hanno colto l’occasione per migliorare i servizi offerti: in occasione della mostra sono stati inseriti dei diffusori a cupola applicati al soffitto, in modo da poter abbinare musica e ritratti dei musicisti in questione. Oltre a questo tipo di esperienza, non manca la possibilità di ripercorrere la storia del design e della grafica, da poter confrontare con quella della tecnologia, analizzando come il progresso influenzi la nostra mentalità e, ovviamente, quella del mondo artistico.
La stessa curatrice della mostra Juliet Kinchin incoraggia ad avere una visione dell’arte al giorno d’oggi come qualcosa di olistico, di non settoriale. La musica, ad esempio, è definita come «medium invisibile e intangibile: possiamo fruirne o relazionarci a essa solo attraverso il design o l’architettura».
Il MoMA offre alternative immense: si va dai Beatles alle partiture di canzoni popolari del 1878 dedicate a Edison; dai primi apparecchi radiofonici agli LP al primo modello di iPod; dagli spartiti classici a progetti architettonici che è possibile interpretare in chiave di spartito. La mostra intende esplorare le sfumature del mondo culturale dagli anni venti alle più grandi influenze del nostro secolo.
Tra i designer coinvolti spiccano i nomi di Charles Rennie Mackintosh, Lilly Reich, Saul Bass, Jorn Utzon, Daniel Libeskind.
[di Ambra Benvenuto]