Quel poeta di Canberra per trovare ispirazione beve decine di caffè ad occhi chiusi, come se quel sapore fosse un bacio del vero amore; quell’avvocato di Zagabria per scrivere la sua arringa migliore cammina su e giù per la stanza a piedi scalzi tamburellando la penna sulla punta del naso; io per pensare, perché mi nasca naturale il colpo di genio che rende brillante quel pensiero, corro sull’Autostrada del Sole.
Il momento perfetto è con quell’atmosfera romantico-malinconica delle 19:50 di inizio luglio o delle 16:40 di pieno gennaio. Sarà che mi somiglia, così mi sento Capita, vabè, sentirmi Capita per me è magia. Sarà che quello è il momento in cui il mondo inizia a mettersi in riga e di lì a poco si dividerà in rossi e gialli, diventerà soddisfacente, che mi sembrerà non ci sia più tutto quel traffico disordinato di anime che non sanno dove andare, dove stare. O sei rosso. O sei giallo. I rossi vanno, i gialli tornano. O viceversa, ma questo dipende dal punto in cui sei per guardare le cose.
Non solo penso bene e scrivo bene, sull’Autostrada del Sole, risolvo anche. Quando manca un tassello, lì lo trovo sicuro.
E poi sorrido.
Manca ancora un po’ per star con te, però è suonata la sirena del navigatore che mi avverte che sto correndo troppo (ma che ci posso fare se quando guido volo?), per sbaglio non mi ero resa conto che nel programmarlo avevo alzato il volume al massimo, ed ho sorriso a lungo, ci pensi? Avresti gridato con la mano sul petto che stavi per morire di crepacuore! 3 chilometri, poi te lo dico che sei quel sorriso che nasce dal nulla, senza motivo, sempre.
“Sei in un paese meraviglioso”, mi dice l’Autostrada. Però se ogni persona per me è delle parole… (“tu devi esserci” era Maura, la “e” soprattutto, la diceva con una tale convinzione che pareva accentata; “confinanti” è Alessio) tu sei “ti piace, e mi piace”, pensavo che se dovessi vivere senza quel tuo “ti” e quel tuo “mi”, così forti, che sembra che li scolpisci non che li dici, che poi siamo io e te, senza quella tua “e” così veloce come se non aspettasse altro che unire, e senza quella tua “c”, così dolce, lenta… io non troverei niente di meraviglioso, anche quando lo è.