Le Briciole sulla Tavola, labirinto sensoriale – camminando ad occhi chiusi, in una stanza buia, siamo destinati ad incontrarci?

In foto l’opera “Valigia Magica” realizzata dall’artista Selvaggia Filippini per TdS Rosa Prìstina. Foto di Salvatore Pastore
A volte capita che due persone abbiano la sensazione di essere destinate ad incontrarsi. Cosa succederebbe se in una stanza buia, ad occhi chiusi, si camminasse? Alla fine ci si ritroverebbe nello stesso punto? È quanto può accadere nel labirinto sensoriale “le Briciole sulla Tavola”, spazio ricreato nella sala del Capitolo del Convento di San Domenico Maggiore, nel centro storico di Napoli, dal 14 al 16 settembre.
L’appuntamento si inserisce nell’ambito della rassegna Estate a Napoli 2017, si tratta di uno spettacolo teatrale fuori dagli schemi poiché è frutto di un teatro non di rappresentazione ma di partecipazione: previa prenotazione si potrà essere parte integrante di uno spettacolo ideato dalla compagnia “Teatro dei Sensi Rosa Pristina”, la quale da sempre si distingue per la sua filosofia, ovvero rendere lo spettatore parte integrante dell’esperienza teatrale.
Per godere appieno dell’esperienza sensoriale si consiglia: di portare con sé una persona significativa (non è escluso che la si possa incontrare proprio all’ingresso!), poiché la rappresentazione si svolge in coppia e si entra due alla volta con turni di ingresso ogni 20 minuti dalle 19:40 alle 22:20; di presentarsi poco prima dell’orario dell’appuntamento; di indossare scarpe comode; di evitare borse o accessori ingombranti per lasciare il proprio corpo libero di abbandonarsi a se stesso; di spegnere cellulari (no vibrazione, no luci). Nello spazio della performance si entra a mani libere.
“Briciole” è un viaggio reale in uno spazio immaginario da esplorare con tutti i sensi. Immersi in una oscurità insolita, gli spettatori si perdono e si ritrovano nella memoria personale e collettiva.
Si legge nelle note di regia «Si può provare nostalgia per un luogo dove non siamo mai stati? E se un giorno lo visitiamo, come mai ci sembra di conoscerlo già, anzi di conoscerlo da sempre? Tutte le esperienze che viviamo si sedimentano nel corpo. Gli odori e i sapori familiari, i gesti ripetuti, i suoni delle voci e dei luoghi, il conforto e le inquietudini che suscitano in noi, costruiscono una memoria antica che riecheggia a ogni nuova esperienza. La memoria del corpo è come un iceberg: conosciamo la parte emersa, ma è il sotto che ci unisce, è lì che possiamo davvero incontrarci».
[di redazione]