Fino al 7 dicembre con “Le soglie dello sguardo” – questo il titolo dato all’esposizione – agli spettatori sarà immediatamente chiaro come, grazie ad un approccio spazialista, sia possibile trasformare delle tele in oggetti
Alla Galleria San Carlo di Milano si torna a parlare ancora una volta di una grande artista italiana: Vanna Nicolotti.
Sulla scia della rivoluzione artistica lanciata da Lucio Fontana, improntata ad evidenziare l’importanza dello spazio nell’arte, Vanna Nicolotti continua ad essere un’importante figura di riferimento per chiunque ami la tridimensionalità nelle arti visive.
Fino al 7 dicembre con “Le soglie dello sguardo” – questo il titolo dato all’esposizione – agli spettatori sarà immediatamente chiaro come, grazie ad un approccio spazialista, sia possibile trasformare delle tele in oggetti. Non si tratta di un diverso modo di giocare con la prospettiva disegnata ma di agire in modo diretto e concreto sul quadro, utilizzando più strati di tela sovrapposti tra loro – con e senza intagli. Vanna Nicolotti ha così dato il via ad una intera carriera mirata alla produzione non di semplici quadri ma oggetti critici, opere che vogliono essere trappole per la visione, come furono sapientemente definite dal critico Pierre Restany nel 1971.
“Le soglie dello sguardo” è un’occasione per conoscere una grande artista o ripassare il suo ruolo nella storia dell’arte. Infatti, sarà possibile sia fare un tuffo nel passato, mediante le opere risalenti agli anni Settanta, sia osservare le Strutture mandala, immagini astratte di chiara influenza orientale che vogliono portare chi le osserva alla contemplazione. Inoltre, all’esposizione saranno presenti le “porte”: dipinti in cui lo spazio sembra snodarsi all’interno del quadro, richiamando l’osservatore a una dimensione altra. Non a caso, quando si parla della Nicolotti spesso si fa menzione della sua architettura astratta.
[di Ambra Benvenuto]