PROROGATA FINO AL 31 MAGGIO
Si fidò sempre poco della verità tradizionale, al punto che per conoscere il corpo umano studiò anatomia direttamente sui cadaveri, dissezionandoli, Leonardo da Vinci fu uno di primi a riconoscere il valore della sperimentazione. Si interessò a numerose discipline, pur “Non lasciando mai di disegnare”, e sembrava saper dare “veramente alle sue figure il moto et il fiato”, scriveva di lui Vasari, un ‘uomo universale’ insomma. Una perfetta conoscenza dell’anatomia era anche caratteristica di Raffaello Sanzio, artista contemporaneo di da Vinci, sul cui epitaffio, scritto da un poeta suo amico, rappresentativamente si legge “Qui giace quel Raffaello, da cui, vivo, la grande madre Natura temette d’esser vinta, e quando morì temette di morire con lui”. Se il cinquecento fu culla di grandi padri dell’arte, il seicento non fu da meno: Michelangelo Merisi da Caravaggio, ad esempio, che con la sua vita sregolata, il crudo e geniale realismo della sua arte, affascinò, quanto indignò, come pochi prima e dopo di lui.
Sarebbe un’esperienza irripetibile veder dialogare attraverso la loro arte tre artisti del loro calibro, e chissà cosa ‘filosofeggerebbero’ i pensatori della Scuola di Atene di Raffaello con gli Apostoli del Cenacolo di Leonardo, magari mentre il Suonatore di Liuto di Caravaggio accompagna il loro dialogare… ma è ‘impossibile’; ‘impossibile’ è già poter fruire di tutte le opere di un singolo artista in un unico spazio piuttosto che doverle ricercare per i musei e le collezioni di tutto il mondo; ed ancor più ‘impossibile’ sarebbe poi poter visitare tutti i lavori di tre artisti insieme in un’unica sede. Ma non è dato proprio alle cose ‘impossibili’ il potere di andare ben oltre tutto ciò che è ‘possibile’?
Sono chiamate ‘mostre impossibili’, e da un po’ di tempo hanno il merito di rendere ‘possibile’ tutto ciò che praticamente non lo è: grazie al supporto della tecnologia le ‘mostre impossibili’ raccolgono capolavori dell’arte riproducendoli in altissima risoluzione digitale, e nei loro differenti formati originali, dunque in scala 1:1, presentando così in un unico ambiente espositivo tele, tavole, affreschi, opere altrimenti disseminate in tutto il mondo, dunque ‘impossibili’ da ammirare tutte insieme, da confrontare, e tutte in una volta.
Fino al 31 maggio, è la volta di Una Mostra Impossibile che racconta il genio di Leonardo, Raffaello, Caravaggio per un pazzesco dialogo a tre voci, un ‘viaggio’ al di là del tempo, dunque, siccome unisce tre geni della nostra storia, e al di là dello spazio, poiché avvicina in un unico ambiente opere custodite tra Londra, Parigi, Monaco, Milano, Berlino, San Pietro Burgo, Città del Vaticano, Cracovia, Siracusa, New York, Firenze ed oltre. L’evento, unico nel suo genere, che ha riscosso un enorme successo nel corso dei mesi d’esposizione (circa 50mila presenze in 4 mesi), in virtù del quale è stata prorogata, doveva altrimenti terminare il 21 aprile, è un progetto di Renato Parascandolo ed è allestito presso il Convento di San Domenico Maggiore, nel cuore della Napoli antica.
Centodiciassette le riproduzioni in mostra, ognuna accompagnata da didascalie e curiosi racconti, allestite in un percorso che si totalizza con la spettacolare architettura dell’antica sede espositiva: le cellette e l’ambulacro, che accolgono Leonardo e si vestono della sempiterna ‘piccola’ ma ‘infinita’ bellezza de La Gioconda o del grandioso Cenacolo; la Sala del Capitolo, che tra i suoi affreschi, come il Calvario raffigurato sull’intera parete di fondo, le scene nei riquadri della volta, nei tondi, accoglie l’arte sacra di Raffaello che continua nella Sala della Biblioteca con una ineffabile Scuola di Atene e tant’altri capolavori; il grande e piccolo refettorio sono ‘abitati’dal Merisi, tra le sue numerosissime e celeberrime opere in mostra, particolare è il vero e proprio ‘esperimento ottico’ dove il Ragazzo morso da un ramarro è posto a confronto con una seconda redazione dell’opera che “l’artista aveva dipinto allo specchio”; oppure lo stimolante spazio dedicato alla ‘musica’: gli spartiti dipinti da Caravaggio (come in Giovane che suona il liuto; Riposo durante la fuga in Egitto) sono stati ‘studiati’ ed ora hanno un nome ed un suono.
Sorprendente, ad ogni modo, la fedeltà ai capolavori originali, addirittura appaiono calibrati in un certo senso, poiché più luminosi: grazie al supporto retroilluminato su cui è presentata ciascuna opera è possibile visualizzare dettagli che nemmeno i lavori originali lasciano catturare, almeno non nell’immediato. Come ad esempio: dallo sfondo scuro che fa da scenario alla Dama con l’ermellino, in alto a sinistra è perfettamente visibile la scritta ‘Belle Ferronnière’ e la firma del da Vinci; od anche i quadri del Merisi, noti per la loro cupezza, che se da un lato li rende peculiari ed ineguagliabili, dall’altro rischia di smarrirne i dettagli, sono così, invece, istantaneamente fruibili in tutte le loro sfumature. Una mostra che sembra costituita da tanti ‘fermo immagine’ di un film proiettato sulla tela del ‘grande schermo’, ci si aspetta quasi che quei personaggi possano muoversi. Altro particolare merito è la possibilità di avvicinarsi alle esposizioni potendole toccare, come riecheggiasse lo spirito del più rivoluzionario museo tattile, difatti tra visitatore e opera sono assenti i classici cordoni di demarcazione.
Al di là delle approvazioni e delle critiche circa un’arte storica proposta in maniera ‘contemporanea’, restano indiscusse comunque le qualità dell’era della digitalizzazione grazie alla quale è possibile richiamare e presentare l’arte ad un pubblico molto più variegato, e mentre i più esperti potranno dare ampio spazio alle associazioni di pensiero tracciando confronti con le opere museali, chi non avesse ancora visitato quei lavori autentici sarebbe probabilmente invogliato a visitarli successivamente nei luoghi che li ospitano.
In occasione della speciale proroga, la Mostra Impossibile è stata impreziosita da alcune novità tutte da scoprire.
[scritto per periferiamonews.com]