L’essere disumano è complesso, fuori contesto.
Troppo avanti, un passo indietro su i suoi errori…
Marcia per le sue convinzioni, imbattendosi in visioni differenti.
Placa, e si arresta nell’assorbire le opinioni altrui.
Immobile nell’alto dei suoi dissensi, non cerca spunto, non prende posizione, silente nel suo giudizio, lei crea quella parte della realtà che il mondo intero rifiuta mentre sputa sulle sfumature e ignora i dettagli.
Lei appartiene a quel margine che l’umano non coglie, lei, così disumana si veste di speranze, illudendosi umanamente che la visione dell’ignoto possa essere in qualche modo, in ogni mondo, compresa.
Crea, sfiorando la perfezione, lei può, perché suo il diritto di chi è figlia di un pregiudizio ma giudicare non sa…
Si prende tutto, riaffiora dal marcio,
comprende profondamente l’aridità, la battezza con una lacrima imprigionata nei solchi della sua mente.
Lei può, perché pura d’animo, innocente nell’emozione, infante nella ragione.
Schiava mai, ma prigioniera di un ideale, quello stesso che mosse intere nazioni, lo stesso che oggi si lascia morire nel riflesso di un immagine violentata nella duplicazione.
Rimbomba in lei la più astuta delle realtà, ‘è la convinzione che fotte la gente’.
-Antonia Salvati-