Da un punto di vista meramente fisico, la fotografia non è che la registrazione permanente e statica di emanazioni luminose degli oggetti mediante immagine proiettate da un sistema ottico su una superficie fotosensibile. L’avvento della fotografia pose da subito vari spunti di riflessione, alcuni dei quali ancora attuali.
All’inizio, le problematiche erano le seguenti: da parte della Chiesa, voler fissare delle visioni fuggitive era considerato sacrilegio; dal lato economico, i ritrattisti, che nell’Ottocento conobbero un periodo di frequenti commissioni da parte della borghesia, si trovarono improvvisamente in una situazione sgradevole; parte del pubblico, interessato all’arte, osservava con scetticismo questa nuova tecnica: era possibile arrivare addirittura ad esprimere, tramite una tecnica, quella sensibilità particolare attribuita all’opera d’arte?
LA FOTOGRAFIA SECONDO I ‘GRANDI’ – Molte personalità di spicco non guardarono di buon occhio ciò che Baudelaire ha definito industria fotografica: la vedevano come il rifugio di pittori mancati o troppo pigri per completare gli studi necessari. Lamartine, che inizialmente aveva definito la fotografia come un plagio della natura da parte dell’ottica, appartenente ad un livello decisamente non artistico, cambiò in seguito opinione definendo la nuova tecnica come un fenomeno solare dove l’artista collabora con il sole.
Nel corso del tempo, la disputa si affievolì e divenne chiaro che il rapporto tra la fotografia e la pittura è di affiancamento, come dimostrano le reciproche ispirazioni.
Con le lezioni a Bauhaus, László Moholy-Nagy formalizzò il rapporto tra le arti: “Nel procedimento meccanicamente esatto della fotografia e del cinema, noi possediamo un mezzo espressivo per la rappresentazione che funziona molto meglio del procedimento manuale di pittura figurativa sinora conosciuto. D’ora in poi la pittura si potrà occupare della pura organizzazione del colore”.
LA FOTOGRAFIA COME TASSELLO DELL’ARTE – Tramite la fotografia è possibile anche per il fotografo divenire pittore affinando non solo la tecnica ma anche il modo di rapportarsi alla realtà, promuovendo una visione differente. Complice di questa prospettiva è il fatto che col passare del tempo si è chiarito che ciò che è fondamentale è soprattutto la volontà di voler trasmettere un messaggio da parte dell’artista: per perseguire questo scopo varie forme di espressione possono collaborare tra loro, al fine di creare il linguaggio simbolico condiviso più agevole ad una comunicazione senza intoppi.
LA FOTOGRAFIA DIVENTA UN NUOVO MEZZO, FINO AD APRIRSI A TUTTI – Al di là dei dibattiti del mondo dell’arte, la fotografia divenne uno strumento centrale di viaggiatori e giornalisti, dando così luogo a documentari e cronache più accurati e introducendo le cartoline delle varie città e tecniche quali la stereografia: l’accostamento di due foto ravvicinate che dava una sensazione di tridimensionalità che successivamente permise di catturare figure in movimento. Nel corso della storia si sono susseguiti moltissimi avvenimenti storici quali il passaggio dal bianco e nero alla riproduzione a colori o l’utilizzo delle fotografie pensate appositamente per la pubblicità.
Come tutti i processi artistici – passati dall’artigianato all’élite e dall’élite alla possibilità di partecipazione aperta a chiunque – anche alla fotografia è toccato lo stesso procedimento: nel corso del tempo è stato possibile acquistare macchine fotografiche con un tot di pose a prezzi sempre più accessibili, i tempi si sono gradualmente accorciati garantendo la possibilità di fotografie istantanee. L’istantaneità è probabilmente il processo continuo e sempre attuale, dal momento che ora chiunque può scattare una foto, senza un particolare messaggio artistico, e condividerla nel mondo virtuale.
È chiaro che nel corso del tempo questa tecnica d’arte si è evoluta ponendo continuamente nuove problematiche.
Ma cosa si prova a voler essere un fotografo nel 2014?
Il modo migliore per cercare di capirlo è quello di parlare con i diretti interessati. Per tale motivo abbiamo posto qualche domanda al giovane fotografo salernitano Livio Lee Siano.
Come hai iniziato a scattare? Cosa ti ha fatto nascere questa passione?
Diciamo che in un certo senso la passione della fotografia è sempre stata latente dentro di me, credo di essere una delle poche persone che abbia mai usato una compattina in manuale. Comprai una reflex per necessità.
Che pensi dell’evoluzione della fotografia da ritratto a opera d’arte?
Penso che la fotografia sia la naturale evoluzione della pittura. In epoca antica venivano chiamati grandi pittori per ritratti di grandi personaggi o famiglie, che poi con l’invenzione della fotografia venne sostituito appunto dal fotografo. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un accesso “facilitato” alla fotografia da parte del grande pubblico. Il vantaggio è che si assiste ad una diffusione capillare di questa bellissima arte, in cui tutti possono esternare ciò che hanno dentro e comunicarlo attraverso la fotografia. Lo svantaggio invece è il proliferare di cosiddetti “fotografi professionisti” che vantano lavori nel campo della moda o dei matrimoni/battesimi/comunioni.
Pensi sia possibile esercitare la fotografia come professione? Se si, come fotografo di eventi o creando opere d’arte?
Assolutamente si, per quanto sia sempre più difficile emergere dalla massa dei cosiddetti “bimbominchia con la reflex”, quelli veramente bravi vengono sempre notati. I campi di applicazione sono moltissimi: dal fotografo tradizionale cerimonialista al più quotato fotografo di moda come anche la fotografia da studio per riviste o still life.
[di Ambra Benvenuto]