“Il più bel fior ne coglie” è stato ed è ancora oggi il motto degli accademici della Crusca.
L’Accademia della Crusca, fondata addirittura nel lontanissimo 1582, si pose l’obiettivo di proteggere e diffondere il corretto uso della lingua italiana. Tante sono state infatti nei secoli le famose “questioni della lingua”, alle quali hanno preso parte alcuni dei più noti intellettuali di tutti i tempi. Basti pensare a Pietro Bembo o al più recente Alessandro Manzoni con la sua risciacquatura in Arno.
Parlando di Crusca non si può non pensare al tanto magnifico, quanto protagonista di accese polemiche, Vocabolario. Il Vocabolario della Crusca cercò infatti di mettere insieme le migliori espressioni in lingua italiana di autori più o meno noti, realizzando un lavoro immenso arrivato alla sua quinta edizione. La scelta degli scrittori da introdurre nella sua compilazione ha sempre dato vita a numerose polemiche. Molti sono stati infatti i grandi esclusi: uno tra tutti Torquato Tasso, al quale è stato preferito l’Ariosto.
Nonostante questo non si può non riconoscere l’importanza dell’operato della Crusca nei secoli. Se in origine essa sembrò restituire a Firenze il magistero della lingua italiana, ora è una vera e propria protettrice della nostra lingua nel mondo. Chi ha dubbi o curiosità sulla grafia o sull’utilizzo di una determinata parola non deve fare altro che chiedere agli accademici. Oggi più che mai, grazie al pratico sito internet dell’Accademia, è possibile fare domande online e risalire addirittura alle prime apparizioni di una determinata parola nelle opere letterarie della nostra nazione.
La pura lingua è l’obiettivo di questa istituzione e la pura lingua è ciò che verrà celebrato a Firenze nelle giornate del 21 e 22 ottobre.
Si terranno infatti nel capoluogo toscano gli Stati Generali della Lingua Italiana presso Palazzo Vecchio e il Teatro della Pegola.
Scuole ed università saranno coinvolte nel miglioramento delle strategie della diffusione dell’italiano e della nostra cultura all’estero. I grandi esponenti della letteratura italiana sono infatti studiati e amati in tutto il mondo. Dante Alighieri, il padre della lingua italiana, è conosciuto ovunque. Il suo italiano è divenuto l’italiano di tutti grazie ad un’opera ammirevole come la Divina Commedia.
Sono ormai tanti gli italiani che per necessità o per piacere hanno scelto di vivere altrove, portando così un pezzo della nostra cultura e delle nostre tradizioni con loro, ed è giusto che ovunque siano anche la nostra lingua sia conosciuta. I loro figli devono avere a disposizione i giusti mezzi per far sì che non dimentichino le loro origini. La lingua è il primo biglietto da visita di una persona. È lei che dice tutto sulla nostra provenienza e porta con sé un bagaglio di ricordi e associazioni culturali che chiunque ha presente.
Proprio come gli accademici della Crusca tutti noi dovremmo impegnarci nel preservare e far conoscere la nostra cultura, partendo innanzitutto dalla lingua, preziosa quanto la nostra storia.
[di Magdalena Sanges]