C’è una pratica che si interseca con la storia del collezionismo, del restauro, della conservazione, della bellezza artistica, ed è la prassi estrattista, ovvero l’arte di ‘staccare’ le pitture murali.
La sua storia è antichissima e costellata di svariate motivazioni: tra le prime operazioni di ‘distacco’ di cui si ha testimonianza, ai tempi di Vitruvio e di Plinio, si annovera il modus operandi del cosiddetto “massello” che prevedeva la rimozione delle opere insieme ad una porzione di intonaco e del muro che li ospitava, a quei tempi fu in uso per trasportare a Roma affreschi delle terre conquistate; motivazione meno ‘predatrice’ e più ‘conservatrice’ fu quella che mosse il Rinascimento, un secolo in cui iniziò l’interesse di salvaguardare ai posteri dipinti che altrimenti sarebbero andati perduti nel tempo; dalla tecnica del “massello” si passo successivamente a quella dello “strappo”: tramite uno speciale collante si “strappavano” affreschi e si trasportavano su tela, il motivo era fondamentalmente di collezionismo; lo “strappo” conobbe ad ogni modo una grossa fortuna il secolo scorso, dove furono strappati un grosso numero di affreschi tanto da esser ricordata proprio come “la stagione degli stacchi”, e della “caccia alle sinopie” (ovvero dei bozzetti preparatori sotto l’intonaco), grazie alla quale si è potuto salvare dai disastri bellici un cospicuo numero di opere d’arte.
Si tratta di un racconto inedito della storia dell’arte murale, ancora ignorato dal grande pubblico, sulla quale la mostra titolata “L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giotto, da Correggio a Tiepolo”, vuol far luce. La rassegna è fruibile ancora per alcuni giorni, fino al 15 giugno, presso il MAR, Museo d’Arte della città di Ravenna, ed è divisa in sezioni. In esposizione è possibile ammirare frammenti, scene intere, porzioni murali di alcuni tra i più straordinari cicli pittorici murali firmati da Giotto, Raffaello, Pisaniello, Reni, Guercino, Tiepolo e tantissimi altri; e conoscere la particolare storia di queste pratiche, dai primi “masselli”, ai trasporti, compresi quelli provenienti da Pompei ed Ercolano, agli “strappi”, fino alle “sinopie” staccate nel Novecento.
La mostra, tutta da scoprire, è a cura di Claudio Spadoni e Luca Ciancabilla.
[di Redazione]
Il Pensiero di Giovanni Postiglione: Importanti documenti di storia dell’arte, decontestualizzati ma alcuni salvi solo in questo modo… un modo per intrecciare museo e luogo d’origine… e quanto potrebbe essere interessante provare a riportali dov’erano?