Il 26 agosto del 1970 l’ultima delle grandi tappe del rock di fine anni sessanta e inizio anni settanta e punto massimo della cultura hippy.
Comunemente quando si pensa alla musica degli anni sessanta e settanta e alle folle oceaniche che riempivano i concerti di star leggendarie come Jimi Hendrix, Miles Davis, Joe Cocker, Janis Joplin, Joni Mitchell o Bob Dylan e di grandi gruppi come Jethro Tull, Genesis, Free, Doors, Who o Emerson Lake & Palmer immediatamente il pensiero finisce all’ormai epico concerto di Woodstock, dove parteciparono centinaia di migliaia di giovani. Pochi intenditori e amanti del genere ricordano invece il Festival dell’isola di Wight che in un certo senso ha svolto il ruolo di apripista per questo tipo di manifestazione. Cade oggi 26 agosto la celebrazione della terza e ultima edizione di questo Festival avvenuta nella 1970 presso la celebre isola in Gran Bretagna.
Nel 1970 tanti i grandi artisti che calcarono il palco del Festival che si tenne dal 26 al 30 agosto: Jimi Hendrix, The Doors, The Who, Joni Mitchell, Miles Davis, Jethro Tull, Free, Ten Years After, Joan Baez, Moody Blues, Donovan, ELP, Leonard Cohen e molti altri. Quella del 70’ è inoltre l’unica edizione documentata della cinque giorni di musica grazie al documentario “Message to Love: The Isle of Wigth Festival” di Murray Lerner.
L’edizione del 1970 è passata alla storia per il numero di persone che vi hanno partecipato (oltre seicentomila); per aver ospitato l’ultima leggendaria esibizione in vita di Jimi Hendrix, che morirà di lì a due settimane proprio in Inghilterra; per aver ospitato l’ultima esibizione europea dei The Doors guidati dal carisma e dalla voce di Jim Morrison prima della sua morte; per essere stata l’ultima edizione del Festival (che sarà ripreso sotto nuove vesti a partire dagli anni 2000) a causa dell’invasione di giovani non paganti che rivendicavano il diritto di assistere alla manifestazione al motto ”la musica è di tutti”, provocando un indebitamento tale per gli organizzatori che decisero di non ripetere più quell’esperienza.
Furono oltre seicentomila i ragazzi provenienti da tutta Europa che si diedero appuntamento sull’isola per promuove la nuova aggregazione che i movimenti sociali e politici di quegli anni, a partire dal 68’, stavano diffondendo in tutto il mondo. Nuovi modi di vedere la vita, la realtà, la politica e il ruolo delle nuove generazioni si fecero largo verso la fine degli anni sessanta e rivoluzionarono il mondo della politica, dell’arte, della cultura e del vivere sociale. Movimenti come quello hippy, parte di quello femminista e alcuni gruppi libertari e anarcoidi si distaccarono dal classico modo di concepire la contestazione politica e i comportamenti imposti dalla società: questi giovani vivono contro l’ordine precostituito affermando concetti come l’amore libero, l’uso di sostanze stupefacenti e la distruzione del nemico (spesso definito di “classe”) tramite l’abbattimento di tutto quanto la cultura dominante raccontava mediante la pace e l’amore.
L’epilogo stesso di quell’edizione del Festival la dice lunga sull’effettiva capacità di quell’esperienza di trasformare la realtà ma questo è stato un movimento che ha in ogni caso dimostrato e insegnato ulteriormente che l’organizzazione e l’opposizione a ciò che sembra già dato e consolidato è possibile e realmente praticabile solo collettivamente.
[di Marco Coppola]