Una mostra sulla rivoluzione inglese da Gilbert & George a Damien Hirst: London Shadow
Articolo di Antonio Mastrogiacomo
London Shadow. La rivoluzione inglese da Gilbert & George a Damien Hirst – a cura Luca Beatrice – anima gli spazi di Palazzo Zevallos in Gallerie d’Italia a Napoli dal 18 ottobre 2018 (e fino al 20 gennaio 2019). Si tratta di una mostra davvero singolare che, in continuità con le Mille luci di New York del 2017, impreziosisce il lavoro di Intesa San Paolo sull’approfondimento delle tensioni culturali che hanno contraddistinto la relazione tra la città di Napoli e l’arte contemporanea, nella duplice forza di autori e galleristi.
Attraverso l’esposizione di 23 opere di sedici artisti di fine anni ’80 e inizio anni ’90, l’esposizione racconta della rivoluzione inaugurata dall’associazione Young British Artisti a partire dalla mostra evento Freez. London Shadow è il titolo di una composizione del duo Gilbert & George, ad aprire una esposizione che anima il piano terra tutto della struttura dall’atmosfera ricercata di Palazzo Zevallos. Grazie a questa mostra, è possibile attraversare lo spirito di ambiguità e tensione nella singolare ripresa della cultura post-sessantottina che gli artisti inglesi degli ultimi decenni del secondo millennio hanno saputo elaborare. Al centro resta la città di Londra, grazie al singolare intreccio di musica e moda che permette alla città sul Tamigi di imporsi all’attenzione come capitale mondiale dell’arte, nonché ultima scuola artistica europea unita e compatta.
La mostra London Shadow ospita tre opere di Damien Hirst (Problems è stata eccezionalmente concessa in prestito dallo stesso autore), lavori di Jason Martin con le sue spatolate materiche e di Ian Davenport, espressione della Process Painting, passando per i fiori pop di Marc Quinn e le manipolazioni digitali di Julian Opie. A caratterizzare il movimento YBAs è senza dubbio la presenza di vere e proprie bad girls che esaltano il tema del femminismo facendo ricorso a cattiveria e sessualità esplicita. Sono presenti dunque opere di Tracey Emin, Sarah Lucas e Sam Taylor-Wood. Davvero singolare resta il dialogo tra l’Ophelia di Matt Collishaw e le sale di Palazzo Zevallos. Anche l’arte degli anni ’90 trova spazio grazie ai lavori di Darren Almond, Liam Gillick, Martin Creed senza dimenticare da un lato le fotografie cieche di Douglas Gordon e la riflessione mentale di Gillian Wearing, dall’altro la presenza di Marc Quinn e Gavin Turk.
London Shadow è una singolare esperienza di attraversamento espositivo curata con eleganza da Gallerie d’Italia, in Palazzo Zevallos.
[Antonio Mastrogiacomo]