“Piramide” e le associazioni di pensiero finiscono in Egitto, subito dopo si pensa alla “meraviglia”, d’altronde solo lavori complessi ed impegnativi possono portare a risultati meravigliosi, come la costruzione di una Piramide, ed in questo caso evidentemente, siccome la Piramide di Cheope a Giza è riconosciuta come la più antica tra le sette meraviglie del mondo, tra l’altro l’unica che sopravvive tutt’oggi.
La costruzione di un complesso piramidale, sebbene nessun documento ci fornisca informazioni certe al riguardo, doveva essere oltre un’impresa gigantesca anche infinita poiché alla morte di un sovrano, il suo successore faceva iniziare immediatamente la costruzione del proprio complesso funerario. Erodoto riferisce che per terminare la piramide di Cheope occorsero circa vent’anni, dato incerto, non verificabile, ma forse molto probabile.
Di fronte a così tanta magnificenza, frutto visibilmente di un faticosissimo e lunghissimo lavoro, molti si saranno chiesti come gli antichi egizi, che allora non disponevano di ampie ed adeguate tecnologie, fossero riusciti a trasportare tutto quel materiale, si parla di massi di pietra pesanti circa 2,5 tonnellate, lungo il deserto fino al sito di costruzione.
Un numerosissimo numero di operai? Certo! Ma ciò che sanno fare tante ‘mani’ non è mai tanto quanto sa fare una sola ‘mente’, così la “chiave di volta” (o forse, in questo caso, il ‘pyramidion’) sta nell’astuzia.
Un team di scienziati olandesi, come reso noto dal sito Focus, sarebbe pervenuto ad una risposta, una scoperta dal valore storico: pare che la civiltà egiziana per trainare quei grossi massi, oltre a servirsi di appositi supporti simili a slitte per scivolare il pesante materiale da costruzione lungo la strada, bagnassero la sabbia davanti al traino. Questa geniale soluzione evitava due difficili ostacoli: l’accumulo di sabbia asciutta, poichè durante un’operazione di trasporto del genere era inevitabile la formazione di un mucchio sempre più grosso di sabbia davanti al carico trainato, dunque sempre più difficile da scavalcare; e l’attrito con la sabbia asciutta che rallenta il cammino e richiede il doppio della forza della mano d’opera per il trascinamento.
Bagnando la sabbia davanti ai traini, grazie al legame di compattezza che si crea tra acqua e sabbia, gli antichi egizi creavano un percorso spianato, senza ostacoli, più veloce, meno faticoso.
Che gli egiziani praticassero questo metodo è accertato oltretutto da un dipinto murario nella tomba del governatore egizio Djehutihotep, nell’immagine si distingue chiaramente una fila di operai intenti a trainare un carico nel deserto preceduti da un uomo che versa acqua sulla sabbia.
[di Magdalena Sanges]